Dopo ieri possiamo definire Christian Eriksen già come un ex giocatore dell’Inter. Le parole di Marotta nel pre-partita, e gli zero minuti concessigli da Conte in un match incanalatosi oltretutto su binari sbagliati, hanno sancito la fine di un’amore nato già sotto una cattiva stella. Ancora prima di arrivare, infatti, il danese era già messo in discussione per via della sua presunta incompatibilità nello scacchiere del tecnico pugliese. Cosa effettivamente palesatasi nei mesi successivi.
Con l’anno nuovo, però, l’impressione è che qualcosa sarebbe cambiato in virtù del nuovo assetto tattico. Con la possibilità di prevedere un trequartista alle spalle delle due punte, il suo minutaggio è addirittura diminuito nonostante la perenne assenza di Sensi. L’altro calciatore con le caratteristiche per coprire quel ruolo. A questo punto la separazione sembra inevitabile, salvo clamorosi colpi di scena. Leggasi, cambio di allenatore. Cosa non del tutto da escludere fino a ieri e non del tutto escludibile al contrario oggi.
La cosa che di certo fa riflettere è che se già prima c’erano certi dubbi sull’utilità del suo acquisto, come mai poi è stato portato a termine. Conte voleva Vidal (e alla fine è stato accontentato), che però è un giocatore totalmente diverso da Eriksen. E infatti poi gli equivoci tattici sono emersi. Ma allora chi è il colpevole principale di questo affare sbagliato? Della dirigenza che si è fatta sopraffare dall’occasione di mercato? Dell’allenatore che ne ha avvallato l’acquisto pur immaginando che non gli sarebbe stato molto utile alla causa? O del giocatore che comunque non ha brillato in nessuno dei ruoli utilizzati? Se è vero che la verità sta sempre nel mezzo, in questo caso possiamo dire che le responsabilità ricadono equamente su un po’ tutti.
Di certo gli acquirenti non mancheranno, ma il problema sarà trovare qualcuno disposto ad accontentare le richieste della famiglia Zhang (che per il danese ha scucito un assegno di 27 milioni di euro soltanto un anno fa) e del giocatore che ne guadagna 7,5 all’anno. A questo punto, con lui, Vecino e Nainggolan fuori dai giochi, la società dovrà per forza di cose buttarsi sul mercato. E anche qui il ventaglio dei nomi è ampio e soprattutto dipenderà da quanto si riuscirà a incassare.
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