Giovanni Capuano su derbyderbyderby.it spara a zero su Antonio Conte.
Certo, fra andata e ritorno i pali dello Shakhtar hanno tremato tre volte. E poi il rigore su Lukaku a Kiev, il fallo su Hakimi a Madrid e tutto il corollario di rimpianti pronto ad essere esibito per spiegare un’eliminazione che toglie all’Italia la possibilità di fare en plein nella Champions League e spedisce l’Inter a giocarsi la seconda fase della stagione solo in Italia. Niente Champions e niente Europa League. Fallimento e basta.
E dire che il Real Madrid ha fatto il suo dovere fino in fondo. Anzi, ha fatto di più mettendo in chiaro nella prima mezz’ora che non era serata da biscotti e lasciando quindi l’Inter libera di concentrare tutte le sue forze sullo Shakhtar e su quel golletto che avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte sportiva. A San Siro, invece, non è successo nulla e la verità è che l’Inter ha fatto troppo poco perché accadesse. Ha attraversato i novanta minuti che valevano il dentro o fuori come un diesel, irretita dalla difesa attenta degli ucraini e pericolosa solo con rari sprazzi. Zero slanci, pochissimo furore.
In fondo nient’altro che la fotografia perfetta di tutto il girone nel quale la squadra di Conte non ha fatto nulla per mettersi in condizione di andare avanti. Non ha mai vinto a San Siro, non è stata capace di segnare un gol allo Shakhtar che dal Borussia ne ha incassati dieci, ha concesso la posta piena a un Real Madrid piegato dalle assenze dei suoi uomini guida.
Ecco. Le assenze. Nemmeno a queste si può appellare Conte per spiegare un black out lungo sei partite perché è vero che l’Inter ha pagato un conto salato al Covid e non è stata fortunata in diverse situazioni, ma lo stesso possono dire gli ucraini e il Real eppure nessuno si è perso nei suoi alibi. L’Inter va fuori da tutto. Non era previsto dal percorso contiano e nemmeno dalla logica di una squadra costruita spendendo in due estati non meno di 250 milioni di euro, aumentando il monte ingaggi, facendo il possibile in un mercato condizionato dalla crisi economica innescata dalla pandemia. L’Inter esce senza alibi e giustificazioni. E’ una squadra più forte di quella messa fuori un anno fa dal Barcellona imbottito di riserve. Nemmeno paragonabile a quella con cui Spalletti arrivò a giocarsela all’ultima con il PSV tra mille rimpianti. Le parole non possono colmare la distanza tra realtà e giustificazioni. Perché l’Inter ha fallito in maniera così fragorosa il suo obiettivo europeo? E’ l’unica domanda alla quale vale la pena che conte dia una risposta.
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