E così, con la decima vittoria in trasferta consecutiva, l’Inter prenota il suo biglietto per i sedicesimi di Europa League con due partite d’anticipo. Un’Inter rimaneggiata, più per i tanti infortuni che per il turn over, riesce a esprimere il meglio di sè con due punte nel secondo tempo, ma nel complesso gioca una partita attenta e quadrata. Stramaccioni parte con un atipico 4-4-1-1 che nel secondo tempo diventa prima un 4-4-2 e poi un 3-5-2. La capacità di cambiare e di adattamento dei giocatori comincia a diventare impressionante e ammirevole allo stesso tempo, compresi quelli che fino ad ora non hanno giocato molto e che, stasera, hanno tutti svolto al meglio il loro ruolo in campo. Da sottolineare anche la condizione atletica che consente grandi prestazioni per tutti i novanta minuti. I serbi non erano un avversario particolarmente pericoloso se non per la loro imprevedibilità, ma una volta subito il secondo gol si sono disuniti e sono emerse le pecche della loro giovane età. Questo ha permesso all’allenatore nerazzurro di provare anche quello che potrebbe essere il modulo delle prossime partite sul finale, viste le assenze forzate di Ranocchia e Samuel, con l’ingresso di Cassano e non di uno dei giovani in panchina. Buone le prestazioni di Jonathan e Silvestre, mentre è apparso un pò in difficoltà Pereira nel ruolo di terzino difensivo con la difesa a quattro. Palacio e Guarin ottimi e così Cassano che nei pochi minuti a disposizione è riuscito a fare l’assist per il terzo gol. Capitolo a parte per Handanovic. Due parate determinanti nel primo tempo sullo zero a zero e almeno altre due nel secondo, lo trasformano nel migliore in campo e fugano eventuali dubbi che qualche nostalgico di Julio Cesar che resterà sempre nei nostri cuori, poteva avere. Samir è un vero numero uno e per i prossimi anni non potrà che migliorare, la tradizione interista dei grandi portieri continua.
Nel primo tempo Stramaccioni schiera Silvestre e Juan Jesus centrali di difesa e Nagatomo e Jonathan a completare la linea dei quattro, a centrocampo Zanetti, Pereira, Cambiasso, Mudingayi e Guarin con licenza di attaccare a sostegno di Livaja unica punta. Al 14′ Mudingayi è costretto a lasciare il campo e al suo posto subentra Gargano. Sulle fasce ottimo il movimento di interscambio tra le coppie Zanetti e Jonathan e Pereira e Nagatomo che si alternano tra fase d’attacco e di difesa. L’Inter ci prova di più, ma i pericoli più grossi sono sventati da Handanovic con due parate strepitose. Le squadre appaiono quasi speculari e ne risente il gioco, complice anche un terreno poco agevole. Il Partizan non mostra grandi giocate, bloccato dall’ottima organizzazione dei nerazzurri e l’astro nascente Markovic non riesce mai a dare sfogio della sua bravura.
Il secondo tempo vede subito la seconda sostituzione interista. Fuori Nagatomo, dentro Palacio. Livaja troppo solo davanti non riesce a incidere e la squadra appare un pò snaturata, in difficoltà nell’attaccare a pieno organico. Con l’ingresso di Palacio, l’Inter diventa molto più pericolosa. Al 51′ Guarin approfitta di una disattenzione difensiva dei bianconeri di Belgrado, cross in mezzo e Palacio di petto riesce a sbloccare il risultato. Al 75′ ancora Guarin recupera un pallone a centrocampo e lancia lungo ancora per il trenza che si invola verso la porta avversaria e sigla il secondo gol. Al 78′, con la partita in pieno controllo, esce Livaja ed entra Cassano. Si torna alla difesa a tre con Cambiasso al centro della difesa. Bastano meno di dieci minuti e in un’azione tutta in velocità il numero 99 riesce a mettere Guarin davanti al portiere. Il colombiano non sbaglia e corona la sua grande serata. C’è ancora il tempo per altre due occasioni nerazzurre e per il gol della bandiera di Tomic nel recupero.
Guadagnata la qualificazione, c’è da aspettarsi che nelle due restanti il mister possa provare altri esperimenti e alcuni giovani, pur essendo ancora da conquistare il primo posto, presumibilmente contro il Rubin Kazan. Ora si torna a pensare al campionato dove bisogna confermare le impressioni date dopo la grande vittoria di Torino che ancora qualcuno deve digerire.