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Inter-Lazio 1-3

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E’ la partita che rappresenta plasticamente la stagione da gennaio in poi; svarioni, errori ed orrori propri, errori altrui, infortuni, occasioni gettate al vento, eventi più unici che rari (due rigori a favore di fila), sfortuna, impegno (a tratti), qualche spiraglio positivo futuribile ed obiettivi mancati.

A leggere i numeri della partita c’è da rimanere (positivamente) colpiti; possesso palla 64-36, tiri in porta 8-4, corner 11-6, tiri respinti 10-3. Numeri che dicono di una partita giocata e non subita con il pubblico che alla fine ti applaude. Ma i numeri più pesanti sono quelli del risultato, ovvero 1-3, ovvero 15.ma sconfitta stagionale, ovvero 6.a sconfitta nelle ultime 7 gare, ovvero 52 gol subiti (peggio del Palermo), ovvero 8.o posto in classifica.

Mancano due partite, ancora 10 lunghi giorni prima della fine di questo interminabile supplizio sportivo. Dopo 14 anni la prossima stagione l’Europa si vedrà in tv o sulle cartine geografiche e forse è meglio così, con l’auspicio che si (ri)cominci una seria ed importante ricostruzione che parta da alcuni aspetti positivi che, nonostante tutto, ci sono e si vedono, che era iniziata la scorsa estate ma che è naufragata tra infortuni, episodi sfortunati ma soprattutto tanti, troppi errori; errori gravi soprattutto nella stanza dei bottoni.

Il detto “il pesce puzza dalla testa” rimane sempre valido.

Pagelle

Applausi: la Curva Nord.
Una contestazione civile fatta di 12 domande che dicono tanto. Un messaggio educato ma forte rivolto a chi ha responsabilità decisionali e ci mette passione e (tanti) soldi. Un messaggio da recepire perchè se la contestazione non tocca giocatori ed allenatore un motivo, che non vuol dire cercare un capro espiatorio a tutti i costi, ci sarà.

Da stropicciarsi gli occhi: Kovacic
“Quanti anni ha?”.”18″.”Quanti?”.”18, è del 1994″.”E’ bravissimo”.
Questo è il duetto tra i due telecronisti argentini dopo l’ennesima giocata. Migliora di partita in partita ed ha conquistato il pubblico; testa alta, sempre palla a terra e passaggi chirurgici. Deve essere uno dei punti fermi della ricostruzione, evitando che venga ceduto dopo due anni.

A mezzo servizio: Guarin
Pur con autonomia fisico-atletica ridotta cerca di caricarsi le responsabilità del gioco avanzato creando spazi ed occasioni sia nel primo sia nel secondo tempo procurandosi il rigore nel secondo tempo. Quando finisce la (poca) benzina a disposizione si spegne.

Croce e delizia: Alvarez
Il gol del pareggio dimostra che può e sa sfruttare anche il fisico, il rigore sbagliato sporca una prestazione che, fino a quel momento, si sommava alle altre nel complesso positive. Rimane uno dei migliori (o dei meno peggio) della serata.

Allo sbando: Ranocchia e Handanovic
Ranocchia – gli si concede l’attenuante di dover giocare infiltrato da febbraio e deve stringere i denti fino a quando dice “non ce la faccio più” e deve uscire. Nonostante questo il primo gol e, soprattutto, il rigore (che c’è, cosa quasi anomala in questa stagione) causato al 48′ del pt sono errori che non si devono commettere

Handanovic – “Collabora” con Ranocchia (e Juan Jesus) sui primi due gol subiti; grave soprattutto il primo con un’uscita a vuoto che costa il gol a cui nemmeno Floccari crede. Paga un periodo di appannamento dopo tante pezze che ha messo nelle partite precedenti, purtroppo gli errori del portiere sono quelli più pesanti perchè spesso sono gol subiti.

 

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