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Inter-Lazio 1-3

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La Nord

Vediamo di tirare un pò le somme. Stasera ci sono diversi spunti su cui soffermarsi e siamo oramai alla fine del campionato, cioè a dirla tutta i giochi sono fatti, per noi, a due giornate dal termine e quindi, possiamo fare qualche osservazione in più. Andiamo per ordine.

La partita. Diciamolo subito per chi non l’ha vista. L’Inter stasera non ha sfigurato, a discapito del risultato, ma ha disputato una prova di carattere ed è uscita dal campo con gli onori delle armi. Per raccontarla, questa volta non vi darò formazione o particolari tecnico-tattici. Ve la lascio immaginare. Avete presente quando si immagina cosa potrebbe andare storto in una partita e poi succede? Ci sono innumerevoli opzioni. Potrebbe capitare che vai in svantaggio. Potrebbe capitare che succede con un autogol e magari per colpa di uno dei giocatori col rendimento più alto della stagione. Poi potrebbe anche succedere che pareggi però. Potrebbe succedere che si infortunano un paio di giocatori. Potrebbe succedere che vai di nuovo in svantaggio su calcio di rigore. Potrebbe anche succedere che ti danno anche a te un calcio di rigore, ma lo sbagli scivolando sul dischetto. Potrebbe succedere che il portiere avversario le prende tutte e quando proprio non ce la fa, becchi il palo. Potrebbe succedere che un giovane sconosciuto tiri da 35 metri e metta la palla nel sette nel momento migliore della partita. Può anche succedere che ti ammoniscano giusto quei giocatori già diffidati che alla prossima ti fanno ritrovare, che sò, senza difensori o terzini. Insomma potrebbe succedere una di queste cose o anche più di una. Difficile che capitino tutte insieme. Invece stasera è successo. Ed è meglio mettersi l’animo in pace.

Cifre e dintorni. La sconfitta di stasera ci lascia fuori dall’Europa dopo 14 anni. Come se non bastasse, era dal 1946 che l’Inter non perdeva 15 partite in campionato (era il record negativo se non è chiaro) e ne mancano ancora due… di partite. Un Inter giovane, anzi giovanissima come quella di stasera non si vedeva da anni, almeno quattro i diciottenni in campo. Ciò nonostante, tutti a incitare la squadra, per 90 minuti, nonostante tutto. E sui tifosi ci torniamo dopo. Una difesa ancora una volta che peggio è difficile da vedere, per gol subiti (appena 52). Un ottavo posto, forse, che non leva e non mette nulla da solo, ma con tutti gli altri numeri allora si che hai una bella annata da ricordare. Da ricordare perchè non si ripeta ovviamente.

I tifosi. Mentre in altri stadi le tifoserie mostravano quello che nessuno vorrebbe vedere, a S. Siro il tifo nerazzurro prima della partita, in modi civili ed encomiabili per il modo e la forma, esercitava il suo diritto ad esprimere dubbi e perplessità alla società. Dubbi e perplessità che condivido e rilancio. Al fischio d’inizio gli striscioni che riportavano quesiti precisi e puntuali sono però spariti e per tutta la partita nient’altro che tifo in favore dei ragazzi in campo, nonostante tutto. Ora, detto per inciso che la protesta è più che legittima e non poco motivata, ci si aspetta delle risposte, magari fatti e non parole. Cosa che il presidente ha in qualche modo promesso a fine gara. Corre qui l’obbligo di rimarcare alcuni spunti: l’annata è stata sfortunata per infortuni ed episodi, ma non solo. Ci sono cause precise e responsabilità a vari livelli. Errori che perdurano e vuoti mai colmati. Qui non si tratta di scendere dal tetto del mondo, ma di non precipitare. E che gli errori servano a qualcosa: questa stagione, pessima, sia un’occasione, non solo un’annata da cancellare, anzi. Si impari da questo ennesimo capitombolo, ci si rialzi e si inizi, finalmente, un nuovo corso. Quello che sia, ma con una progettualità concreta e seria, questa volta sul serio (e scusate il gioco di parole). I tifosi interisti hanno dimostrato di saper comprendere i momenti, ma devono avere davanti una strada segnata, non una giungla caotica.

I giocatori. Persi Ranocchia e Jonathan per infortunio (ehi! che novità!), ammoniti Pereira e Juan Jesus già diffidati, la prossima gara la giocheremo con una formazione quanto meno anomala. Forse, se lo vorrà, Stramaccioni potrà cominciare a lavorare per il prossimo anno fin da ora. I giovani buttati nella mischia, Benassi, Pasa, Garritano sono giocatori su cui puntare e subito. Si sfrutti l’occasione, visto che al campionato non abbiamo nulla più da chiedere e, quanto pare, son finiti i tempi delle vacche grasse. Una luce nel buio però già brilla forte: Mateo Kovacic è più di un giovane campione. Ha i numeri per diventare grande e stasera ci ha dato di che sperare con delle giocate fantastiche. Si faccia di necessità, virtù.

Chiuso un capitolo, ne inizierà presto un altro. Quest’anno, paradossalmente, l’attenzione dei più non sarà tanto sui nuovi acquisti che ci si augura oculati e adeguati, più che rinomati, ma sull’organizzazione e la programmazione, sul rinnovamento e sulle scelte che, speranzosi, attendiamo si facciano e al più presto. Intanto forza e coraggio, l’incubo ormai è quasi finito. Almeno adesso speriamo di vedere sul serio qualche novità, nelle ultime due partite. Chiamiamolo un segno di buona volontà.

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