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Genoa-Inter 1-0

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Tanti errori sotto porta, troppi. Per una squadra che fa fatica a costruire gioco e soprattutto ad arrivare al tiro, fallire le occasioni più limpide che pure riesce a creare, è un brutto segno. Contro un Genoa allegro, ma non troppo che difende bene e riparte quando può, ogni errore di Palacio o Milito o Jonathan, sotto porta, avvicina alla beffa. Beffa che, in quanto tale, fa capolino a cinque minuti dalla fine, con la capocciata di Antonelli. A nulla serve poi l’ingresso, forse tardivo, di Ruben Botta che pure dimostra di poter dare un contributo concreto in fase d’attacco. Insomma, la banda Mazzarri esce dal pantano di Genova mortificata dal risultato e arrabbiata per la sfortuna (?) e magari un pò anche per l’ennesimo errore arbitrale su cui stendiamo un velo pietoso. Si, il terreno di gioco era ai limiti della praticabilità, più simile a una piscina che a un campo di calcio, il pallone scivolava troppo veloce o si fermava improvvisamente, ma questo è valso nel bene e nel male sia per i padroni di casa che per gli ospiti. Gli svarioni difensivi dei nerazzurri per una volta sono state contenute proprio grazie al terreno di gioco. Le occasioni sprecate o perse da una parte e dall’altra sono affogate nel fango. Entrambi i portieri sono stati impegnati a più riprese, Perin fondamentale in almeno due situazioni di gioco. Non è stata una partita entusiasmante per i tifosi nerazzurri viste le ultime prestazioni negative della squadra e le preoccupazioni derivanti da una dirigenza statuaria sul mercato (nel senso letterale, cioè ferma come una statua), ma va detto che rispetto alle ultime partite, oggi l’Inter ha giocato un calcio decoroso, nonostante il campo ed è mancata più che altro la zampata vincente sotto porta o se vogliamo, più in generale, un pò di cinico pragmatismo in area di rigore. Non si va lontano senza fare punti, questo è chiaro e solo per caso siamo ancora fermi lì a ridosso delle prime quattro, ma i “bonus sconfitte e pareggi” ormai sono finiti: alla prossima si scivola verso il basso (e meno male che siamo a pochi punti dalla quota salvezza). La stagione è andata e gennaio è sul viale del tramonto, poi si tratterà di tirare la carretta fino a conclusione della stagione sperando in un qualche miracolo o anche solo un pò di fortuna.

La nuova presidenza prospetta un periodo di due, tre anni per il riassestamento economico, ma forse è il caso di ricordare a qualcuno di loro che senza risultati sul campo, queste tempistiche sono destinate a prolungarsi. Mazzarri quest’anno era arrivato pensando che finalmente in una big non avrebbe dovuto sudare per avere giocatori già pronti a sua disposizione, invece si è ritrovato in una situazione forse peggiore di quelle vissute in passato, in una società abituata a ragionare sul mercato più con il libretto dell’assegno in mano (ora sotto sequestro) che con capacità, sguardo oculato e attenzione a investire su giocatori magari meno conosciuti, ma in grado di assicurare rendimenti soddisfacenti. Ci diamo una svegliata?

Nota a margine per Gasperini che si è tolto pure la soddisfazione di vincere per la prima volta contro la sua tanto odiata ex squadra: vincere dopo calciopoli non è una cosa negativa. Prima di calciopoli, non si poteva vincere per ragioni tutt’altro che sportive, quindi, solo dopo che tutto è venuto allo scoperto, sono potuti venire fuori i reali valori sportivi, in modo che chi meritasse sul campo, potesse aspirare a vincere. Non c’è da aggiungere altro.

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