Inter-Atalanta 1-2


Male, male, male. Quest’anno le prestazioni dell’Inter somigliano alle montagne russe, con alti e bassi clamorosamente ripidi e per stomaci forti. Quando si crede o si spera che la squadra abbia trovato la quadra e si possa avviare ad un percorso dal rendimento costante, ecco il crollo, la ripida discesa che ci riporta al punto di partenza. Contro i bergamaschi l’involuzione tattica e mentale è palese, nonostante i numerosi tentativi di acciuffare i tre punti. Il calo di diversi giocatori, in particolare a centrocampo, contribuisce e non poco al collasso generale della squadra. Se si vuol guardare agli aspetti positivi, si può anche parlare di sfortuna, basta pensare al palo e alle due traverse, ma gli aspetti negativi sono ben più sostanziosi e concreti, purtroppo. Una buona parte del primo tempo regalato agli avversari sotto tutti i punti di vista, troppi errori sotto porta che riportano ad uno dei mali atavici di questa Inter e cioè quello di non riuscire a concretizzare le pur numerose azioni da gol, disastri difensivi che portano a subire gol tranquillamente evitabili: tutti gli errori che hanno caratterizzato l’annata nerazzurra, oggi si sono palesati simultaneamente. La sconfitta, per conseguenza, è stata quasi inevitabile e meritata, altro che beffa. Beffa era se l’Inter, giocando in casa, avesse schiacciato gli avversari per i novanta minuti e subìto gol alla fine per uno svarione difensivo. Lo svarione c’è stato, ma dopo aver regalato all’Atalanta metà partita, dopo aver sbagliato le cose più semplici e quelle più complicate, persino all’ultimo minuto, sotto di un gol, sprecando in malo modo la chance finale. Vogliamo parlare di beffa per i tre legni colpiti? E sentiamoci beffati allora, ma direi più per aver perso una partita che si poteva tranquillamente vincere, per gli ennesimi tre punti buttati al vento che per un paio di episodi sfortunati e, soprattutto, per demerito nostro.

Nel primo tempo il nerazzurro più impegnato è Handanovic. Gli altri cercano timidamente di contenere le folate atalantine e di ripartire senza avere idee chiare. Al 35′ Bonaventura si crea lo spazio per battere a colpo sicuro su un’azione favorita da un grossolano errore di Campagnaro. Fortuna vuole (si abbiamo avuto persino fortuna) che nell’azione successiva, l’intera difesa avversaria si lasci infilare da Icardi che a tu per tu con Consigli riporta in parità la partita. Nel secondo tempo i nerazzurri per un quarto d’ora appaiono rinvigoriti e più aggressivi, ma la scarica di adrenalina dura poco. I tentativi di andare in gol non vanno in porto e Mazzarri cerca di dare più qualità al gioco. Entra Alvarez al posto di Cambiasso infortunato, Nagatomo prende il posto di un timido D’Ambrosio e negli ultimi minuti Kovacic rileva un Campagnaro totalmente insufficiente. Nulla smuove l’andazzo della partita, se non lo svarione finale su punizione in favore dell’Atalanta. Bonaventura, lasciato completamente solo, segna di testa tra le gambe di Handanovic al 90′. Nell’ultimo dei tre minuti di recupero Nagatomo ha sui piedi l’ultima occasione per riagguantare il pari, ma spreca malamente. Molte le insufficienze, in particolare Hernanes, Campagnaro, Jonathan in fase difensiva. Altalenante la prestazione di D’Ambrosio e di Guarin. Palacio e Cambiasso vengono risucchiati, senza la collaborazione dei compagni, nella rete atalantina e Icardi fa difficoltà a interagire in attacco col compagno. Eterea anche la presenza di Alvarez che non va certo ad aumentare la qualità del gioco. Bene solo Ranocchia e Rolando che evitano guai peggiori in più occasioni.

E’ stata dunque un partita per riflettere su quello che sarebbe potuto essere e non è stato, sperando che, da qui alla fine, prestazioni come questa non si ripetano con la stessa frequenza con cui si sono ripetute tra dicembre e febbraio. La necessità di mantenere la posizione per restare agganciati al treno delle coppe europee è sostanziale per evitare un’altra, l’ennesima, annata di “transizione”.Contro l’Udinese si spera di rivedere i giocatori motivati, aggressivi e con le idee chiare, per poter subito archiviare quella di oggi come la sconfitta contro la bestia nera (non si vince dal 2010 contro i bergamaschi) e non l’ennesima dèbacle che costerà cara a lungo termine. Le potenzialità ci sono e la posizione in classifica è ancora gestibile, basta sprecare occasioni.

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