E l’involuzione prosegue. Due partite in casa, un solo punto raccolto. La squadra esce meritatamente sotto un concerto di fischi e la rabbia si mischia all’incredulità. L’Inter regala anche più di un tempo all’Udinese, rimbalzando mollemente contro il muro costruito da Guidolin. Hernanes e Guarin si limitano al compitino di smistare palloni in orizzontale, i compagni stanno a guardare e il tempo scorre. Al 65′ Hernanes impegna per la prima volta l’ottimo Scuffet. Sembra che suoni la carica o meglio la sveglia e da questo momento fino al 96′ i nerazzurri schiacciano i bianconeri nella loro area di rigore. Diverse le occasioni, ma tra rigori non visti, parate incredibili e mira sbilenca, finisce zero a zero. Persa l’occasione di mettere il fiato sul collo alla Fiorentina, Mazzarri si mangia le bottigliette d’acqua all’ennesima occasione mancata e noi tifosi ci mangiamo le mani per i tanti punti persi e le figuracce che si moltiplicano. Comincia a diventare un arcano mistero come sia possibile che, nonostante tutto, l’Inter sia ancora al quinto posto.
Mazzarri cambia la difesa, rimettendo Samuel al centro, con Juan Jesus e Ranocchia ai fianchi. A inizio ripresa l’allenatore deve sostituire un Guarin, fresco di rinnovo di contratto (2017), evanescente e inserire Alvarez che quanto meno ha il merito di cercare e trovare la profondità in fase d’attacco. Sul finale si rivede Milito, ma non cambia la sostanza. Il primo tempo passa senza che succeda assolutamente nulla di significativo, purtroppo. Nel secondo tempo invece, come detto, l’ingresso di Alvarez smuove un pò l’andazzo del gioco, si vede qualche cambio di velocità, ma bisogna aspettare la metà della ripresa per cominciare a vedere i nerazzurri giocare e fare collezione di calci d’angolo. Scuffet, giovanissimo portiere dei friulani, a questo punto diventa protagonista e con lui la cattiva sorte nerazzurra. La mancanza di fortuna o di misura, sotto porta, non giustifica però l’eterea prestazione dei primi sessanta minuti di partita di fronte ad una Udinese che intanto svolgeva serenamente il compito assegnatogli dall’allenatore. Insufficienti le prestazioni di Jonathan, Nagatomo, Hernanes, Guarin, Icardi; persino Palacio si perde per strada stremato, nel momento migliore della squadra, dopo aver corso inutilmente per quasi tutta la partita. Bene la linea difensiva che questa volta almeno evita la beffa, ma non basta a cambiare il verso della partita. C’è poco altro da dire, se non sperare in un finale di campionato più sereno dell’anno scorso, visto che a tratti sembra di essere tornati indietro nel tempo e che per l’Europa League è tutt’altro che fatta.