Cambia l’avversario, ma la musica è sempre la stessa. Tanta fatica per arrivare in porta, poche idee in fase d’attacco, immobilismo degli esterni che corrono e poi tornano indietro. Quello che questa volta allevia la sofferenza e la noia, è il risultato finale. I tre punti sono benedetti e, si spera, fanno morale per guardare avanti. C’è però tanto ancora da fare e col passare del tempo cala la fiducia che qualcosa possa realmente cambiare. Il copione delle partite dei nerazzurri è sempre lo stesso. Che si vinca o si perda, non cambiano i movimenti, non cambiano le giocate, non cambiano gli uomini e se qualcosa cambia, nessuno se ne accorge. Il Cesena in dieci oppone strenua resistenza, aggredisce il portatore di palla, cerca il gol. Proprio come fece l’Inter contro il Cagliari… I bianconeri non brillano, ma sviliscono con la loro prestazione la pur importante vittoria dei nerazzurri. Si, è vero, la squadra è ancora una volta tormentata dagli infortuni, ma pur non avendo uomini da schierare sugli esterni, Mazzarri insiste con il solito modulo. Non si prende gol anche se ci si prova a farlo fare agli altri con qualche svarione di troppo, ma non se ne fanno. In sostanza, la partita contro i romagnoli evidenzia i limiti e le difficoltà della squadra e la vittoria ricorda tanto quei bagliori di luce forti prima del buio pesto. La prossima è contro la Sampdoria: o c’è un cambio di rotta o si rischia ancora. I giocatori questa volta si sono impegnati, alcuni come Kovacic, Hernanes, Handanovic e Juan Jesus ci mettono grinta e caparbietà, ma non basta questo a far evolvere la squadra. Si è attesa circa un’ora, con il rigore della vittoria nel mezzo (32′), sacrosanto per la cronaca, per vedere il primo vero tiro a porta. Tanti gli errori sulla linea del fuorigioco, male i movimenti delle due punte, nonostante Palacio stia probabilmente ancora correndo… Gli avversari erano in inferiorità numerica? Parrebbe di si. Per intuirlo si è dovuto attendere gli ultimi venti minuti, quando la loro tenuta atletica ha cominciato a vacillare e i nerazzurri hanno trovato più spazio e più coraggio per tirare a porta. Perchè questo avvenga solo sul finale di partita resta un altro mistero ancora da risolvere. Loro con il 4-3-3, noi con un 3-5-2 rabberciato, senza esterni di ruolo. Obi parte bene, ma si perde nel corso della partita. Mbaye gli subentra, ma la musica non cambia. Come Dodò sull’altra fascia, nessuno dei due riesce a saltare l’uomo e crossare al centro un pallone buono per Icardi che, dal canto suo, oltre al gol dal dischetto, fà fatica a trovare una posizione ottimale. Troppo solo o troppo defilato, tira poco e quando lo fa, ultimamente, con pochissima mira… Per fortuna c’è Handanovic a metterci una pezza sui ribaltoni e questa volta, il vantaggio non viene sprecato e si portano i tre punti a casa. Se è vero, come si dice, che basta vincere per risollevarsi, speriamo che contro i doriani la prestazione migliori ancora e il gioco cominci ad essere fruttuoso, che i giocatori prendano coraggio per saltare l’uomo e tirare a porta più spesso. Non c’è altro modo per riprendere in mano il proprio destino, se non quello di osare di più. E magari chi guarda la partita che si vinca o che si perda, si diverte un pochino di più….