Roma-Inter 4-2

Le partite con i giallorossi sono storicamente ricche di gol. Nel recente passato sono state anche ricche di soddisfazioni per il tifo nerazzurro, ma quest’anno, nelle condizioni attuali, era prevedibile una sconfitta. Troppo il divario tecnico e mentale tra le due squadre. Eppure l’Inter, contrariamente alle aspettative e seppure in una fase caotica e precaria, ha saputo reagire, lottare, mettere paura a chi lotta per lo scudetto. Due volte sotto, due volte si è rialzata, ha riacciuffato il risultato. Si è dovuta arrendere a causa dei soliti errori difensivi, si è fatta del male da sola come al solito insomma, capitolando con un risultato finale bugiardo e che racconta di una Roma, forte certamente, ma nient’affatto così straripante. Merito dei nerazzurri che hanno saputo fronteggiare gli avversari nel modo giusto, le buone cose viste durante la partita, demerito dei nerazzurri concedere ai padroni di casa occasioni così ghiotte da non poter essere perse. Il nuovo mantra interista ora è “non guardare la classifica”. Si sta ricostruendo praticamente dalle fondamenta e non proprio con gli “strumenti” giusti e dunque in una fase di sperimentazione, acuta aggiungerei, le sconfitte ci possono stare. Prendere atto che in classifica si è sotto al Sassuolo e a pari punti col Palermo nella parte destra del tabellone, può ingenerare solo frustrazione in effetti. Mancini dice di avere le idee chiare e praticamente aspetta il mercato di gennaio per poter far fruttare concretamente il suo lavoro, ma nel frattempo c’è da lavorare tanto anche se i frutti di questo lavoro in parte già si vedono. Contro la Roma, la nuova Inter del Mancio ha effettivamente fatto la sua prestazione migliore sotto il profilo del carattere e della tenuta mentale, ma ancora vittima delle proprie ingenuità e forse delle difficoltà oggettive di mettere in pratica i nuovi dettami tecnici, non ha spauto far fruttare le energie spese in campo. Non c’è dunque da fare un dramma nè per la sconfitta nè per la classifica, ma di sicuro quest’ultima và smossa in qualche modo, altrimenti addio sogni di gloria. A Roma il mister cambia ancora e schiera un centrocampo di sostanza, gioco forza, viste le assenze di Hernanes e Kovacic che entrerà nel secondo tempo, seppur infortunato, ma senza incidere in alcun modo sull’economia del gioco. Spazio dunque a Medel e M’Vila, protagonista, il francese, al momento del cambio, di una reazione eccessiva di disappunto. Fuori Icardi e dentro Osvaldo che con i tifosi romanisti non ha un buon rapporto e lo si vedrà per tutta la partita, specie in occasione del 2-2 siglato proprio dall’italo-argentino. Ancora un oggetto misterioso Guarin, schierato al fianco di Palacio dietro Osvaldo e che, in una partita anche molto fisica, non sempre appare concentrato e reattivo. Da lui ci si aspetta di più, specie in fase d’attacco. La corsia sinistra difensiva ha fatto acqua per tutto il primo tempo: c’è ancora molto lavoro da fare sia per Juan Jesus che Dodò. Bene Campagnaro al rientro e Medel a fare da frangiflutti. Ranocchia, autore del primo gol, e Palacio ancora in affanno, faticano a trovare la loro giusta posizione. Osvaldo non fà rimpiangere il più statico Icardi e, al netto delle polemiche con i suoi ex-tifosi, si dimostra uno dei migliori in campo. Con una settimana a disposizione, il Mancio ha ora la possibilità di rinsaldare le nuove fondamenta, far smaltire le tossine nervose a chi evidentemente di fronte ai cambiamenti fà più difficoltà e provare a correggere gli oramai atavici errori difensivi e d’impostazione della squadra. Non sarà un mago con la bacchetta magica, ma agli occhi dei tifosi diventa sempre più l’unico, possibile, salvatore della patria. Peccato per l’espulsione comminatagli da un arbitro per niente all’altezza dell’incontro.

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