Seconda sconfitta consecutiva e altra prestazione altalenante, dai contorni grotteschi. Ormai è tempo di guardarsi dietro, in classifica, e smetterla con proclami su terzo posto/Champions League che sanno di ridicolo. La distanza dalle prime della classe diventa siderale giornata dopo giornata, mentre diminuisce il gap tra i nerazzurri e le ultime in classifica. È tempo di umiltà, sacrifici e impegno vero, da parte di tutti. E già che ci siamo è anche tempo di unità tra squadra e tifosi. La lite finale tra la curva e Icardi e Guarin, con i chiarimenti finali, si spera sia una parentesi, magari anche costruttiva, ma non l’inizio di uno sterile e controproducente tutti contro tutti.
Mancini schiera una squadra claudicante e brucia un tempo di gioco. Ranocchia e Dodò sono azzoppati, Palacio, dispiace dirlo, è sempre più la controfigura del giocatore che fu, con la sua caviglia malandata. La difesa era da rattoppare causa infortuni e squalifiche e in campo dal primo minuto gioca Donkor. Il ragazzo gioca anche bene, col mordente che manca a tanti altri oggi, ma commette ingenuità enormi. Inutile prendersela con lui per il rigore del 3 a 1. Mazzarri era contestato perché non faceva giocare i giovani, Mancini li lancia e sicuramente mette in conto gli errori. Nessuno dei due forse ha torto, è questione di mentalità, ma il risultato finale non può essere criticato più di tanto. A centrocampo Kovacic e Guarin giocano una pessima gara, specie nel primo tempo, come tutta la squadra. Due giocatori che ancora non trovano la quadra in mezzo al campo e fanno innervosire la tifoseria con le prestazioni scialbe del giovane croato e svogliate del colombiano. In attacco il mister inizia con Podolwski centravanti, incolore la sua prestazione, se non deludente, per sostituirlo poi con Icardi nel secondo tempo. L’italo-argentino per una volta entra nel gioco della squadra, si muove e accorcia il 2-0 maturato nel primo tempo. Mai come oggi era uno dei pochi che potevano essere salvati dalla debacle generale. Shaqiri e Puscas, al suo esordio assoluto in serie A, brillano di luce propria. Lo svizzero si danna, coglie un palo, crossa, gli manca solo il gol. Il rumeno ha personalità e forse meriterebbe più spazio, speriamo. Medel impostava il gioco con Mazzarri e si ritrova a farlo con Mancini. Ci prova, ma il gioco orizzontale è il massimo cui sembrerebbe ci si possa aspettare. Esordio positivo per il neo-acquisto Brozovic, apparso intraprendente e concreto.
Un primo tempo dunque inguardabile, un secondo tempo migliore per intensità, complice anche un avversario più attento a difendere che ad attaccare, ma le differenze tra l’Inter di Mazzarri e quella di Mancini, in termini assoluti, si fanno sempre più sottili, labili… Oggi col 70% di possesso palla, si contano appena 4 tiri a porta. Non c’è molto da aggiungere. Se non, per sdrammatizzare, che viene nostalgia di gente come Schelotto, che almeno si dannava a correre fino al ’95. Sul futuro non c’è che da sperare in bene, ma l’esortazione a tirare a porta resta sempre valida, anzi… diventa incalzante! Vogliamo risorgere a dignità di blasone in Coppa Italia? È dura, ma da una pazza Inter c’è da aspettarselo o, almeno, bisogna crederci.