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Europa League – Celtic Glasgow-Inter 3-3

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Metti che in campo c’è un piccolo genio indiavolato, metti che un campione della vecchia guardia finalmente torna a mostrare le sue qualità, metti che il portiere “di riserva” parte titolare e si trasforma in un gatto saltellante, metti che la difesa nella sua interezza ne indovina poche e ne sbaglia tante, metti che gli avversari non mollano mai e ci danno dentro; una volta mescolati questi ingredienti avrai una bella partita di calcio, con gol da entrambe le parti, emozioni e spettacolo e, alla fine, un giusto pari. Sembrava una partita di Champions, l’atmosfera era quella e le squadre in campo l’hanno onorata fino in fondo. Sbagliando tanto, ma con gol spettacolari e un gioco a tratti devastante, nel caso dei nerazzurri. Un primo tempo che vede l’Inter partire fortissima, andare in vantaggio di due gol nel giro dei primi 13 minuti, per poi subire il pari in meno di due minuti e poi chiudere la prima frazione in vantaggio di nuovo. Tra errori e stanchezza, arretrando la linea difensiva, alla fine arriva il pareggio degli scozzesi, ma non manca l’ultima emozione con la punizione finale del protagonista assoluto del match: Shaqiri. Peccato che il portiere avversario, dopo aver sbagliato tanto, questa volta si superi. Conclusione: la Pazza Inter è tornata. Ci ha fatto emozionare, esultare, arrabbiare, temere la beffa e tornare ad emozionare e alla fine si è portata a casa un risultato comunque ottimo, in ottica doppia sfida, ma temibile per come è maturato e per gli errori difensivi a tratti terrificanti che non fanno certo dormire sonni tranquilli per il ritorno. Shaqiri è stato dominatore assoluto, specie nel primo tempo: suo il primo gol, suoi i passaggi filtranti, suoi i dribbling ubriacanti. Un acquisto per il presente e per il futuro di altissimo livello. Palacio, autore di una doppietta, sembra essere tornato, per una volta, quello di un anno fa. Carrizo non ha fatto rimpiangere nemmeno per un minuto il titolare, salvando più volte il risultato. Guarin non è apparso al meglio, calato rispetto all’ultima uscita. Medel una diga: peccato che saltato lui, dietro ci fosse il caos. Ranocchia e Juan Jesus hanno dato il peggio di loro, riuscendo in 90 minuti (+recupero) a sbagliare in tutti i modi un difensore possa sbagliare, riscattandosi saltuariamente in qualche occasione e mal supportati da Santon e Campagnaro (per l’argentino anche la beffa dell’autogol). Il centrocampo col passare dei minuti non dava più supporto nella fase passiva con un lento Kuzmanovic, partito bene, ma sfiorito col passare dei minuti e, come accennato, un Guarin opaco. L’ingresso di Kovacic e Dodò non ha dato quella sferzata che forse il Mancio si aspettava o almeno auspicava, mentre sorrideva sconsolato di fronte alle grottesche interpretazioni delle sue indicazioni da parte dei difensori. Gli scozzesi dal canto loro hanno approfittato di tutte le incertezze dei nerazzurri e dopo essere stati travolti e imbambolati dall’avvio devastante dei nostri, si sono rifatti vivi e piano piano, col supporto di un pubblico magnifico, hanno recuperato prima il coraggio e poi il risultato. A conti fatti, c’è il rimpianto di non aver portato a casa un risultato pieno, perfettamente all’altezza della squadra, se tale fosse rimasta dopo il primo quarto d’ora. Sorpresi, forse, loro stessi dalla propria prestazione, i nerazzurri si sono man mano rilassati fino al punto da andare totalmente in confusione. Tecnicamente e a livello di gioco, non c’era storia. Peccato. Mancini non può che sorridere malinconicamente, pensando a quello che poteva essere e non è stato, pregando, ormai, che al ritorno non costi cara questa generale amnesia difensiva. Non fosse per l’amarezza di tutto questo, la gara in sè, sportivamente parlando, è stata una festa del calcio e va bene così. C’è da incrociare le dita per il ritorno e sperare che Vidic abbia la possibilità di far vedere come funziona una difesa a quattro ai suoi compagni. Il passaggio del turno è a un tiro di schioppo, purchè lì dietro ci si dia una svegliata e una regolata. Avanti il prossimo.

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