Dopo 87′ minuti di ansia crescente, sotto gli occhi del presidente Thoir seduto in tribuna, Guarin fa esplodere il suo destro e insacca il gol della sicurezza. Il passaggio turno è finalmente cosa fatta, ma più ci si avvicinava alla fine del secondo tempo, più scorrevano i brividi sulla schiena ad ogni palla persa o contrattacco degli scozzesi. Alla fine tutto è bene, quel che finisce bene e, per inciso, come era giusto che fosse. Mancini ha passato quasi tutta la partita scuotendo la testa e urlando. A differenza della partita d’andata gli scozzesi, pur dovendo vincere, erano più chiusi e i nerazzurri meno brillanti. Ne è venuta fuori una battaglia equilibrata, con occasioni da entrambe le parti, sbilanciata, forse, sul finale di primo tempo, dall’arbitro che espelle, giustamente, il numero 5 bianco-verde.
Nel primo tempo, fino al 36′, le occasioni sono poche, ma per entrambe le squadre. Carrizo ancora una volta risulta determinante. Ci provano Hernanes, Palacio, Guarin, i più reattivi, ma il risultato non si sblocca. Shaqiri appare poco lucido e appannato: non inciderà sulla gara come all’andata, pur provando più volte a saltare l’uomo o a servire la palla giusta a un Icardi reattivo e molto mobile. Insufficiente anche la prova del rientrante D’Ambrosio che verrà poi sostituito sul finale di gara.
Nella ripresa non cambia la musica, ma il Celtic deve ridurre la sua foga in attacco a causa dell’uomo in meno. I nerazzurri non riescono ad approfittarne e col passare dei minuti, sale la paura che una palla persa o un tiro casuale, ci buttino fuori dalla competizione. In sostanza, la beffa sembra lì in agguato. Ecco perchè il gol del Guaro diventa liberatorio, scaccia incubi e paure e vale la qualificazione. Il colombiano, migliore in campo con Santon e l’insuperabile Medel, mette la firma su un risultato importante per il futuro dell’Inter e storico perchè vale anche la prima vittoria nerazzurra in assoluto contro gli scozzesi. Un altro piccolo grande passo avanti in Europa.
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