L’Inter non sa più vincere e, soprattutto, per non perdere, comincia a giocare a pallone solo negli ultimi venti, trenta minuti di partita. Una situazione sconsolante, sconfortante e che, chiaramente, non lascia ben sperare nemmeno per il prosieguo di questo misero campionato. I nerazzurri ancora una volta vanno sotto, regalano un tempo all’avversario e dopo essere usciti tra i fischi, reagiscono. Non si riesce a capire più nemmeno se è Mancini a sbagliare l’approccio delle partite o è bravo a dare gli input giusti durante la gara, una volta preso atto delle varie brutture che i giocatori riescono a creare. Non c’è mentalità vincente, non c’è testa pensante, tutto sembra affidato al soffiare dei venti. Contro i romagnoli, autori di un ottima gara che più volte rischiano anche di vincere, il primo tempo è l’ennesima scialba prestazione senza testa, senza mordente, condita da errori, leggasi orrori, incapacità di costruire gioco e, ovviamente, gol subito. Perdiamo anche Shaqiri, sostituito da Kovacic che darà una prova buona anche se non risolutiva, per tutta la partita. Del primo tempo non c’è molto da aggiungere, meglio stendere un velo pietoso.
A inizio secondo tempo il Mancio butta nella mischia Podolski al posto di uno spento Kuzmanovic e l’Inter cambia faccia. Concede qualcosa agli avversari che non rinunciano ad attaccare, consapevoli di poter far male a una difesa sempre e comunque claudicante, ma produce azioni da gol e pressa gli avversari. Bastano pochi minuti e Icardi con un bell’assist serve Palacio che non deve fare altro che spingerla dentro. Seguono altri tentativi più o meno felici; il tedesco è il più reattivo, prende anche un palo, ma non c’è verso di raddoppiare. A Icardi viene annullato un gol su rovesciata, ma ormai a palla ferma, pessimo l’arbitraggio per tutta la partita, ad ogni modo a nessuno riesce di indovinare la traiettoria giusta. Fortunatamente l’arbitro non vede un paio di rigori contro di noi, ma nemmeno uno a favore. Strada facendo si infortuna anche Dodò e Santon può siglare la presenza che vale il riscatto definitivo.
Handanovic è determinante su uscita per salvare il risultato e conferma, se ce ne fosse bisogno, le sue doti. Peccato non poter averlo in coppa…; Ranocchia, Andreolli, D’Ambrosio e Dodò dimostrano che il reparto difensivo non funziona nemmeno cambiando gli interpreti, mentre Santon nel poco tempo a disposizione, si conferma di altro livello. Guarin è tutta grinta e muscoli, ma sembra tornato alla sua fase “cuore senza cervello”; Medel è diga fondamentale per tamponare tutte le incertezze difensive: senza di lui le cose andrebbero peggio; Kovacic regala qualche sprint e qualche cambio passo a centrocampo, ma va a intermittenza mentre Kuzmanovic non si ricorda sia stato parte dell’incontro. Icardi ha imparato a giocare con la squadra, ma sembra aver dimenticato come si fa gol da vero centravanti; Palacio non ha i novanta minuti, ma è tornato a dare un contributo fondamentale per tenere a galla la barca; Podolski ha cambiato l’inerzia della gara: pur restando ancora a secco, è quello più reattivo e che cerca il tiro, si smarca, serve i compagni con intelligenza, gli manca solo il gol.
Dunque un punto guadagnato ed è tutto dire, il morale sotto i tacchi, di sicuro per i tifosi, ma anche e questo è preoccupante, per Mancini, apparso quasi impotente oramai, di fronte alle storture e le ingenuità ripetute della squadra e restano dunque poche speranze, a voler essere ottimisti, di poter compiere un’impresa in Europa League che abbia come elemento determinante, per la buona riuscita, quello di non prendere gol. Per l’Inter di oggi non prendere gol è come voler stare nudi sotto la pioggia e non bagnarsi. D’altra parte, da tifosi, non possiamo che sperare nell’impresa, pur consapevoli che come stanno le cose allo stato attuale, la caduta, pesante e rumorosa, è dietro l’angolo. Non è difficile immaginare un golletto sul finale, ovviamente figlio di qualche scempiaggine, che chiuda il discorso qualificazione magari anche dopo una buona gara. Giusto per acuire la delusione. Non resta che augurarsi che i primi a voler evitare questo scenario siano i giocatori in campo e che ci mettano finalmente la testa dal primo minuto per vincere e, soprattutto, convincere. I tedeschi non sono inarrivabili.