Frosinone-Inter 0-1

Cinquanta (50) gol in 100 (cento) presenze: Mauro Icardi, il giovane capitano nerazzurro, a 23 anni fa parlare per lui i numeri, con un gol ogni due partite. Può piacere o meno, può avere tanti difetti, ma ne ha risolte tante di partite, come altre ne ha sbagliate, compresa quella di oggi. Con la spizzata di testa del secondo tempo, Maurito sblocca una gara altrimenti destinata ad aggiungersi alla lista nera di quest’anno. I nerazzurri, contro i neopromossi padroni di casa, fanno sostanzialmente l’ennesima brutta figura. Fatica tanta per arrivare sotto porta, quasi impossibile vedere tiri da fuori area o nello specchio della porta, cross imprecisi, a difesa si gioca a spazzare via il pallone e non è un caso se il Frosinone prende prima un palo interno e poi una traversa, se le occasioni più chiare sono le sue, se la vittoria finale nerazzurra sa più di scippo che di altro, se loro, in dieci, continuano a far pensare di poter recuperare la partita. In sostanza la prova nerazzurra è stata ancora una volta insufficiente, a tratti mediocre, con un Mancini che oramai sembra consapevole dei timori e dei limiti della squadra e che in superiorità numerica e in vantaggio di un gol fa cambi conservativi, per non rischiare la beffa e qualcosa d’altro. Perisic e a tratti il redivivo Jovetic cercano di illuminare il buio pesto del gioco interista, ma la luce è fioca e non dura a lungo: come voler illuminare una grotta con un accendino.

Il primo tempo sembrava indirizzare la gara verso una lunga, ma vincente, agonia, con più Inter e poco Frosinone, ma senza emozioni. I padroni di casa ben posizionati in campo, mai messi in crisi dal solito pressing confuso e disorganizzato dei nerazzurri, hanno gioco facile a contenere le timide folate avversarie. Si limitano a respingere le sortite di un D’Ambrosio per niente in palla, a gestire i rischi che Perisic e Jovetic provano a creare, a difendersi senza mai patire e poi a ripartire. Le corse di Biabiany sono spesso concluse a fondo campo senza ne arte ne parte. Altri tentativi di sfondare sembrano col passare dei minuti sempre meno convinti, sempre meno incisivi, sempre più imprecisi.

Nel secondo tempo le cose peggiorano. La partita, se possibile, diventa ancora più brutta, a tratti noiosa, con preoccupanti sfumature di terrore per una sconfitta che appare sempre meno impossibile e un Frosinone sempre più sicuro dei propri mezzi. Sono lontani i tempi in cui vincevamo con quattro gol di scarto. Quando il pallone colpisce il palo interno e passa tra la linea di porta e la schiena di Handanovic, appare chiaro a tutti i tifosi nerazzurri che uscirne imbattuti potrebbe essere già un risultato positivo. La traversa di Pavlovic è un altro brivido che scorre sulla schiena degli interisti, giocatori in campo in primis che sono infatti sempre più nervosi e timorosi. Nemmeno il gol di Icardi serve a tranquillizzare Juan Jesus e compagni che non fanno altro che spazzare via il pallone anche dopo che gli avversari si ritrovano in dieci, a dieci minuti dalla fine. Non contribuiscono a infondere fiducia nemmeno i cambi di Mancini che aspetta tra l’altro l’86’ per effettuarli, con Palacio che prende il posto di Jovetic solo al 90′.

Cosa aggiungere? Meno male che abbiamo vinto, ma così non si va lontano e senza gioco, senza grinta, senza convinzione, i dubbi aumentano, crescono. Solo una eventuale qualificazione in Champions potrebbe risollevare le sorti di un’altra annata altrimenti buttata via, per l’ennesima volta. Sperare nelle sconfitte delle dirette avversarie già è abbastanza sconfortante, farlo col rischio che intanto si perda anche con le ultime in classifica, non aiuta…

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