“Pietosi e molli”. Per citare l’allenatore nerazzurro. Le “anguille” escono dall’Olimpico impanate e fritte e per l’ennesima volta i biancocelesti sono fatali al cammino dell’Inter. Un gol per tempo, un primo tempo effettivamente disastroso, un secondo più combattuto e quella flebile, piccola fiammella di speranza per agguantare, almeno matematicamente, un utopistico terzo posto, si spegne inesorabilmente. Se questa era una partita decisiva, dove mostrare quanto meno gli attributi, il fallimento è stato quasi totale. Mancini si è reso conto dopo 55′ minuti che Medel andava sostituito, troppo spesso in difficoltà e mai lucido nel giro palla, ma nulla ha potuto per il peggior Murillo visto in stagione, non a caso espulso per doppia ammonizione e autore dell’ingenuo fallo da rigore che ha chiuso la partita definitivamente. In sostanza, l’ultima partita che valeva ancora qualcosa, fosse anche una banale rivincita, è stata miseramente sbagliata, mostrando, per chi ancora non avesse avuto modo di percepirli, tutti i difetti dell’Inter di quest’anno: molle, con poca personalità, discontinua in modo irritante e totalmente incapace di cinismo e concretezza sotto porta, cosa che ha portato come diretta conseguenza, una totale inadeguatezza in fase realizzativa che ci è costata il primo posto in classifica, poi la zona Champions e, a due giornate dal termine, rende ancora incerto il piazzamento in quarta posizione, a conti fatti, quest’ultimo, un piccolo miracolo sportivo. C’è ancora molto da fare anche se la sensazione è che non manchi davvero tanto per raggiungere livelli di decenza degni del blasone.

Contro la Lazio il centrocampo gira lento , l’attacco cincischia e non è mai realmente pericoloso. Le occasioni si contano sulle dita di una mano. Nel primo tempo i padroni di casa fanno un po’ ciò che vogliono e al primo affondo castigano una difesa nerazzurra mal posizionata con un bel gol di Klose. In questo caso intelligenza tattica e concentrazione in casa interista si defilano rapidamente. Non c’è cattiveria agonistica, non c’è grinta, il pressing è fantasioso e inutile. Solo Jovetic cerca di animare l’attacco nerazzurro, ma senza fortuna. Murillo dà tutte le avvisaglie di una giornata nera. Brozovic sull’esterno non incide e Medel va ripetutamente in difficoltà. Nagatomo ha il suo da fare contro Candreva che lo fa letteralmente impazzire, D’Ambrosio con Keita deve spesso ricorrere al fallo. Perisic combatte e punge, ma da solo può far poco. Icardi è stretto nella morsa dei centrali laziali e non riesce a farsi vedere. Nella ripresa i nerazzurri sembrano più reattivi, cercano di aggredire la Lazio che però controlla e riparte. I difetti restano immutati però: in area laziale, come già accaduto altrove, inizia il valzer dei passaggi senza che mai nessuno tiri a porta, il tutto senza velocità, senza tecnica, senza convinzione. Entra Biabiany, poi Eder e infine Palacio, gli ultimi due in pratica non pervenuti, ma durante lo sforzo finale per agguantare il pari, Murillo si fa ammonire per un fallo inutile e dopo pochi minuti replica con l’aggiunta del fallo da rigore. Raddoppio con espulsione e fine. Gara senza storia, insufficienze a pioggia. Una fase d’attacco misera e inconcludente che si conferma, bilanciata questa volta da una altrettanto pessima fase difensiva.

Addio Champions anche quest’anno. Non resta che augurarsi quanto meno la conferma del quarto posto e un finale di stagione dignitoso, riponendo, ancora una volta, le speranze di future glorie, nel futuro (sigh!).

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