Altro scontro diretto, altra sconfitta cocente. La vittoria dei giallorossi fa male non tanto per i tre punti persi, ma per come è arrivata, per la supremazia tattica e fisica dimostrata dagli avversari che, al netto delle oramai solite polemiche sull’arbitraggio, hanno comunque meritato di vincere, sovrastando per lunghi tratti della partita i padroni di casa. L’Inter non è partita malissimo, ma sicuramente molto contratta.
Non si è visto il solito gioco alto, il pressing a tutto campo e questo per demerito dei nerazzurri e merito degli avversari. Inutile girarci intorno: Spalletti ha stravinto su Pioli sul piano tattico e quindi su quello di gioco e del risultato finale. La Roma ha mantenuto possesso palla, presenza a centrocampo e sicuramente è stata più pericolosa. Se non fosse stato per il gol di Nainggolan a metà del primo tempo si sarebbe potuto azzardare anche una sorta di equilibrio in campo, ma la magia del romanista “spacca” la gara e mette la Roma sul binario giusto.
Dal canto loro i nerazzurri, specie nel primo tempo, fanno fatica a superare la metà campo, non ne parliamo di arrivare in area avversaria. Nella ripresa c’è sicuramente una reazione anche dopo il secondo gol e sulla rete di Icardi qualche speranza di recuperare la gara si affaccia. Il rigore del 3 a 1 chiude i giochi definitivamente. Risultato forse pesante rispetto ai valori mostrati in campo, ma questo è poco rilevante se si guarda alla gara e alle prestazioni. Nonostante l’assenza di Miranda, la difesa a tre con Medel, Murillo e D’Ambrosio non sfigura, ma è sottoposta a una pressione enorme e senza un grande aiuto del centrocampo che, incapace di costruire azioni di gioco ficcanti, non riesce nemmeno a contenere o a limitare più di tanto le discese avversarie.
In sostanza la Roma ha giocato meglio e ha meritato; l’Inter ne è uscita ridimensionata, acciaccata e forse con qualche ripensamento sul proprio futuro.
Oggettivamente perdere tutti gli scontri diretti fin qui giocati, più la gara di Coppa Italia, lascia da pensare sulla tenuta psicologica della squadra e sulle mosse tattiche dell’allenatore, nei momenti che contano. Pioli non ha saputo prendere le misure di una Roma sicuramente in buona forma, non a caso lì in alto in classifica; non ha saputo approfittare del passo falso del Napoli; non è riuscito a raddrizzare la gara nemmeno in corsa. Contestarlo però, considerato il cammino dei nerazzurri da settembre ad oggi, è quasi ridicolo: se oggi possiamo pensare di essere ancora in corsa per il terzo posto è solo merito suo, non bisogna dimenticarlo. Prima del suo filotto di vittorie si parlava persino di lotta per non retrocedere…
L’arbitraggio è poi un capitolo a parte. A furia di recriminare si dimenticano i propri limiti. Certo è che ai nerazzurri mancano almeno un rigore e mezzo; che il secondo gol di Nainggolan parte su azione sua fallosa ai danni di Gagliardini; che qualche fischio in più a centrocampo avrebbe ridimensionato la carica “agonistica” dei giallorossi. A rivedere tutti gli episodi si può immaginare un epilogo diverso e/o migliore? Non lo sapremo mai come sarebbe andata, ma resta il fatto che la Roma ha giocato meglio, ha schiacciato l’Inter, gli ha impedito di giocare e ha fatto male quando ha potuto.
L’operato di Tagliavento lascia il tempo che trova. Non è un caso se i peggiori in campo per i nerazzurri sono stati i centrocampisti e gli attaccanti che poco hanno fatto là davanti e meno ancora in fase di interdizione e di costruzione. Persino una vecchia conoscenza come Juan Jesus è risultato tra i migliori in campo e questo la dice lunga sulle prestazioni di alcuni interisti.
Abbiamo perso dunque, meritatamente, contro la seconda in classifica e fa male. Fa male perchè oltre alla sconfitta ci è costato anche il quarto posto, superati da Lazio e Atalanta. Nulla è perso però e quindi mai come ora bisogna stringersi attorno alla squadra e al mister. Non bisogna dimenticare da dove siamo partiti, dove stavamo andando e dove siamo ora, a soli sei punti dal terzo posto. Tempo ce ne è e per come sono andate le cose quest’anno, qualunque sarà il finale, sarà andata meglio di come stava andando.
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