Genoa-Inter 2-0

Sconfitti e mortificati. Una partita mediocre, dove splendono di luce propria le giocate di pochi, ma il quadro generale risulta insoddisfacente, preoccupante e avvilente. A due giorni da una brutta sconfitta, sfortunata, ma meritata, rimbalzano notizie di ogni tipo su società, allenatore e giocatori, sui rapporti interni e su una crisi che chiunque può vedere.

Difficile parlare nel dettaglio della partita, il risultato è chiaro, parla da solo e non lascia adito a dubbi di alcun genere, sostanzialmente sarebbe incommentabile. Contro il Genoa i nerazzurri non giocano malissimo, fanno il loro compitino almeno fino allo sfortunato autogol di Ranocchia, incolpevole questa volta, quando, allo scadere del primo tempo, Skriniar lo colpisce e la palla rimbalza in porta, con Handanovic non proprio in gran spolvero. Nella ripresa va registrata una certa, anzi incerta, volontà di rimontare, ma il gol dell’ex Pandev, abbastanza fortunoso anche questo, chiude praticamente i giochi. Il mister lancia nella mischia Brozovic, Rafinha e persino Pinamonti, ma la musica non cambia. La sconfitta appare inevitabile e lo è nella misura in cui i giocatori si sforzano di cercarla. Perin fa un paio di interventi e poco altro.

Difficile immaginare di poter avere la meglio nelle prossime gare, non per inferiorità tecniche o di organico, ma proprio per quello che appare fin troppo tangibile: la mancanza di grinta e di voglia di osare, di vincere, banalmente.

I rossoblu non devono fare altro che restare compatti e ordinati, mettendo in luce i limiti strutturali di una squadra ancora una volta travolta da una incapacità avvilente nel costruire gioco, nel saltare l’uomo e soprattutto in una assurda incapacità a finalizzare. I pochi in grado di farlo o che almeno ci provano, Cancelo, Karamoh e poi Rafinha, da soli non riescono a incidere, in un contesto in cui ognuno va per i fatti suoi, senza idee, senza mordente, senza quella voglia di andare oltre l’ostacolo e riprendere una gara oggettivamente andata storta a prescindere. Le assenze di Icardi e Perisic non spostano di una virgola l’effetto, visti gli ultimi due mesi. Bene Skriniar e Ranocchia che almeno limitano i danni, male il centrocampo, male le fasce e l’attacco, ma soprattutto male lo spirito e l’assenza di movimenti collettivi: vecchia storia, purtroppo.

Difficile immaginare di poter avere la meglio nelle prossime gare, non per inferiorità tecniche o di organico, ma proprio per quello che appare fin troppo tangibile: la mancanza di grinta e di voglia di osare, di vincere, banalmente. Tutte le squadre affrontate negli ultimi due mesi sembrano avere motivazioni più forti delle nostre, creatività in mezzo al campo e chi più ne ha più ne metta. Se ne dovrebbe dedurre che Benevento, Milan e Napoli non saranno da meno quindi e che dunque si andrà incontro a sonore batoste. La speranza è che non sia così, ma è lecito crogiolarsi ancora nell’idea che cambi realmente la situazione? É ancora possibile immaginare, visto l’andazzo degli ultimi tristi anni, che all’improvviso si inverta la rotta? Certamente da tifosi non si può pensare altrimenti, ma con amarezza non si può continuare a vivere di speranze, sempre più flebili… E continuare a raccontare sempre lo stesso film da otto anni a questa parte diventa sempre più stucchevole.

La società ha fatto le sue scelte, il mister si arrangia come può, i tifosi sono, nonostante tutto, sempre presenti, i giocatori scendono in campo…. I numeri dicono che in 10 partite abbiamo raccolto 9 punti, solita media da retrocessione del girone di ritorno degli ultimi anni e che ora siamo quinti. Se gli unici a cui importa qualcosa sono solo i tifosi, allora ben vengano proteste e contestazioni. Se l’idea è cambiare allenatore si spera che qualcuno si svegli e si renda conto che cambiare allenatore ogni sei mesi, non ha cambiato di una virgola l’indecoroso spettacolo offerto in campo.

Restiamo in attesa degli eventi, si vuole capire dove volete arrivare…

Amala.

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