Non ci siamo. Per i meno avveduti, tocca ricordare che quelli vestiti di nerazzurro erano i bergamaschi. I nostri erano quelli vestiti di bianco che, per lunghi tratti della gara, hanno vagabondato per il campo, apparentemente domandandosi “perché son qui”, praticamente, privi della necessaria concentrazione e incapaci di costruire un’azione degna di tale nome. Solo nei dieci minuti finali si rivede l’Inter che ci aveva fatto ben sperare nelle ultime gare, ma come contro Milan e Torino, manca il guizzo sotto porta. In sostanza non sappiamo più segnare.
Spalletti prova a giocarsela con la difesa a tre, reinserendo Santon con Cancelo avanzato. Dietro Icardi di nuovo Rafinha con Borja Valero vicino a Gagliardini. Nessuno sapeva cosa fare e dove stare. Giusto un paio di ripartenze che Perisic non ha saputo concretizzare. Per il resto è Handanovic contro i padroni di casa. Inguardabili. Nella ripresa l’Atalanta si calma e con calma, lentamente, dimostrando quella sensibilità che fa bene al cuore, cede il passo agli ospiti. Entrano Eder, Karamoh, ma non bastano gli ultimi dieci minuti decenti, ovviamente, per acciuffare quei tre punti tanto agognati nella giornata del derby romano, delle dirette concorrenti per la Champions che sembrano attendere, inutilmente, i nerazzurri.
Lo slancio finale per la corsa al quarto posto tarda ad arrivare. Non segniamo più, contro i bergamaschi c’è stata un’involuzione anche nel gioco per lunghi tratti di gara, ma siamo sempre lì, a un passo da quel quarto posto che resta l’unico traguardo di stagione.
Per i meno avveduti, tocca ricordare che quelli vestiti di nerazzurro erano i bergamaschi.
Nonostante la confusione i centrali difensivi fanno il loro dovere. Handanovic migliore in campo. Cancelo, D’Ambrosio e Santon ci mettono circa un’ora di partita per capire come muoversi. Borja Valero e Gagliardini crescono alla distanza, quando calano gli orobici. Perisic sbaglia sotto porta tutto e sempre, Icardi si tiene fuori dal gioco troppo spesso, non fa salire la squadra come dovrebbe e l’Atalanta, squadra ostica, riesce a imbrigliare così per un’ora il gioco interista. Rafinha ci prova, ma non trova appoggio per lunghi tratti di gara dei compagni; quando calano i padroni di casa, è ormai stanco e si accomoda in panca. Una luce nel buio.
Tirando le somme, seduti in tribuna a bere Sprite e fruttini, mangiando patatine, possiamo dire che è stata una brutta partita, un’altra occasione sprecata contro una squadra tosta e per una volta non letale. L’arbitro ha mostrato una buona sensibilità e non ha dunque infierito su questa Inter che proprio non ci riesce a smettere di farsi del male da sola.
Amala.
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