Derby a rischio? “Rinvio in caso di 10 positivi in 7 giorni”. Ma la Serie A ora guarda al ‘modello UEFA’

A rischio Inter – Milan di sabato? Dopo l’ufficialità della positività di Young si inizia a ipotizzare anche un possibile rinvio. Una schiarita in merito arriva dal giornalista Giovanni Capuano che su Twitter fa notare che nel protocollo della Lega Serie A, il rinvio di un match è previsto nel caso in cui i 10 casi positivi vengano riscontrati in un arco di 7 giorni consecutivi. All’Inter, la prima positività è stata riscontrata il 7 ottobre e seguita poi dalle altre, quindi al momento il match non dovrebbe essere rinviato.

Queste le parole del giornalista: “Pro memoria in vista del caos di Inter – Milan: la deroga spendibile per chiedere il rinvio scatta – secondo le norme della Lega – solo in caso di 10 positività riscontrate in 7 giorni consecutivi di calendario. La prima per l’Inter è stata comunicata il 7 ottobre (Bastoni)“.

Intanto in virtù del numero dei contagi in aumento in Italia la Serie A comincia a riflettere sul futuro. Il protocollo anti-Covid istituito in estate appare inadeguato e si guarda ora al ‘modello UEFA‘ che, in caso venisse attuato, genererebbe diversi cambiamenti.
Come spiega il Corriere dello Sport cambierebbero le tempistiche di effettuazione dei tamponi per le gare delle coppe europee. In particolare: le squadre che giocano la gara in casa ne effettuerebbero uno alla vigilia (oggi lo si fa due giorni prima), mentre quelle in trasferta il giorno prima di partire e il giorno di arrivo nel diverso Paese (ovvero a 24 ore dal fischio d’inizio). Inoltre, potrebbe essere introdotto anche un ente terzo che si occupa di sottoporre ed analizzare i tamponi. In Europa ci pensa SynLab, ed ora anche i medici della Serie A spingono per questa soluzione: il loro lavoro sarebbe agevolato e la Lega Serie A avrebbe un controllo maggiore, come la UEFA.

Infine, in virtù dell’apparente impossibilità di attuare una ‘bolla’ stile NBA, ai calciatori verrebbe chiesto di evitare feste e serate nei locali. Con la riapertura delle scuole, infatti, il rischio contagio aumenta anche tra le mura domestiche, cosa che spinge, ove possibile, a dover limitare gli altri fattori di rischio. Discorso a parte, infine, sulle ASL: nessuna presa di posizione, spiega il quotidiano romano, ma una speranza. Quella che si utilizzi il buonsenso e che si persegua l’uniformità di comportamento.

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