“Roberto Carlos via dall’Inter per colpa mia? La decisione fu presa dal club per ragioni di budget”

L’ex allenatore dell’Inter Roy Hodgson ha parlato a Italian Football Podcast della sua avventura in nerazzurro. L’accusa più grande quella dell’addio a Roberto Carlos (per il Real Madrid).
“Il fatto che con me giocasse fuori posizione è una sciocchezza. Chiunque ci abbia visto giocare in quel momento, ha giocato a sinistra più con me che con chiunque altro. Ogni partita che ha giocato con l’Inter quando ero lì, l’ha fatta come terzino sinistro. Quello che ricordo, quando ero all’Inter, è che ha segnato quattro gol credo nelle prime sei o sette partite su calci di punizione. Durante il resto della stagione ha preso circa 28 calci di punizione e non ha mai più segnato! Quindi non posso sapere se sia stata solo colpa mia. Ma lui fuori posizione? A meno che non fosse un terzino sinistro, ma è lì che mi è stato detto che giocava. Era un terzino sinistro molto offensivo, molto meglio nella fase offensiva. Però era giovane, io ero nuovo al lavoro. Non avevamo un brutto rapporto, non direi di per sé mentre stavamo lavorando insieme. Ma naturalmente, quando se n’è andato, si è scatenato l’inferno. La decisione di lasciarlo andare è stata una decisione del club, ed era principalmente legata al fatto che il nuovo amministratore delegato dell’Inter, Luigi Predeval, era molto ansioso di ridurre la quantità di denaro che veniva speso per i trasferimenti e per portare un po’ di soldi nel club. E Roberto Carlos era uno dei giocatori vendibili. Così è stato venduto”.

Dalla delusione Roberto Carlos alla ‘scoperta’ di Javier Zanetti: “Beh, non ha firmato per essere uno dei più grandi di tutti i tempi, è stato firmato perché l’Inter voleva Sebastian Rambert e Zanetti è arrivato come parte dell’accordo. Quindi non aveva uno status da star al suo arrivo. Era ovvio fin dall’inizio che aveva un’incredibile capacità in termini fisici. Ancora oggi, l’unica altra persona con cui ho lavorato che ha una tale una capacità fisica era James Milner. Era incredibile la sua capacità di continuare a correre, di non mollare mai, oltre al saper uscire da situazioni strette palle al piede. La grande carriera di Javier è iniziata in quelle due stagioni con me, ma è andata sempre meglio man mano che cresceva. Non posso dire sinceramente di aver visto in lui il giocatore che è diventato. Era un calciatore davvero appassionato ed era molto saggio nel sapere cosa poteva e non poteva fare e nel trarne il meglio”.

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