L’Inter di Conte è stata costruita come una vera e propria macchina da guerra con Lukaku comandante, ma tra il dire e il fare qualcosa è andato storto.
Costruita per andare a mille all’ora e per provare a “schiacciare” gli avversari. Ma poi, quando vai a tirare la riga, ti accorgi che c’è sempre qualcosa che manca. E la croce non può finire certo sulle spalle del belga, unico a credere fino all’ultimo di poter cambiare la storia del derby.
La Gazzetta dello Sport elogia Lukaku
Questione di dettagli, di attimi, di “deviazioni” fortuite. Quando Romelu all’ultimo secondo arpiona il pallone spalle alla porta e conclude con un tacco forte ma centrale, la sconfitta si materializza sul serio.
Ma quante volte in situazioni del genere, con tanti uomini davanti al portiere e ridosso dell’area piccola, arriva una deviazione fortuita provvidenziale? Per non parlare del rigore dato e poi tolto, conquistato con furbizia e determinazione dal gigante belga: il tocco fortuito di Kjaer in vecchie interpretazioni avrebbe rimesso in gioco Big Rom, stavolta no. Tutto fermo, tutto cancellato
Che partita ha fatto Lukaku
Al 18′ bussa per la prima volta dalle parti di Donnarrumma, che raccoglie da terra il suo destro scarico di potenza. Si rifà al 29′ depositando nel sacco un facile invito dalla sinistra, premio per una prestazione in cui è un costante riferimento per i compagni.
Forse con troppo altruismo, come quando rifiuta la battuta a rete per favorire un compagno che non c’è. Al tramonto di match ha addirittura due situazioni per pareggiare: sulla prima ci arriva in ginocchio, stremato, mentre a un secondo dal gong rischia di fare gol di tacco.
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