SuperNews ha intervistato Ruben Sosa, ex attaccante di Lazio e Inter. “El Principito”, come spesso viene chiamato in Uruguay, fece conoscere il suo talento in Serie A con la maglia della Lazio, che lo acquistò dal Real Saragozza nel 1988, e poi con quella dell’Inter, che nel 1994 gli regalò anche la gioia della Coppa Uefa. Ai nostri microfoni, Sosa ripercorre gli anni del calcio italiano, soffermandosi anche sull’attuale campionato ed esprimendo il suo parere sul rendimento delle sue due ex squadre del cuore. Infine, il campione uruguaiano ci parla dell’Europa League, aggiungendo una breve riflessione su quanto sia cambiato il calcio dai suoi giorni fino ai nostri.
Sei diventato un attaccante della Lazio nel 1988, fino al 1992. Che ricordi ti legano ai biancocelesti? Con la maglia della Lazio hai segnato un gol particolarmente significativo?
“Sono arrivato alla Lazio quando i biancocelesti erano appena approdati in Serie A. Era difficile, per questo, credere di poter vincere subito qualcosa. Tuttavia, per me è stata una squadra importantissima. Mi ha cercato in Spagna, sono stato acquistato dal Real Saragozza, e la squadra ha creduto subito in me. Ho trascorso quattro anni con la maglia biancoceleste, con compagni come Riedle e un tifo incredibile. Per quanto riguarda i gol più significativi, credo che quelli realizzati nel derby siano i migliori, soprattutto per i tifosi, per cui un gol in un derby ha la stessa valenza della vittoria di uno scudetto. In quelle partite bisogna dare il massimo. Ho vissuto quattro anni bellissimi. Quando tornavo in Italia, cercavo di rivedere gli amici di sempre”.
Nel 1992 vieni acquistato dall’Inter, squadra con cui vinci la Coppa Uefa nel 1994. Come ci si sente a far parte di un gruppo che ha conquistato un trofeo di questo tipo? Che Inter era quella degli anni ’90?
“La Lazio è stata la squadra che mi ha aperto le porte della Serie A, l’Inter è stata la mia seconda squadra italiana, per me la più forte. Nell’Inter hanno giocato grandissimi calciatori, molti dei quali stranieri, è una squadra che ha vinto tanto. Sono stato fortunato ad essere stato un attaccante di questo club. Con i nerazzurri ho realizzato tanti gol, abbiamo vinto una Coppa Uefa nel 1994, abbiamo quasi conquistato lo scudetto l’anno prima. Ho conosciuto campioni come Bergomi, Zenga, Ferri, Berti, Totò Schillaci, Jonk, ho avuto la fortuna di giocare al Meazza, a San Siro, una sensazione incredibile. Sono stati tre anni stupendi”.
Come nasce il soprannome “El Principito”?
“E’ stata un’invenzione di un giornalista uruguaiano. Quando ho esordito nella nazionale del mio paese, all’età di 18 anni, il capitano Enzo Francescoli era “El principe”. Così, per non creare conflitto, inventò per me il soprannome di “El principito”, sempre un re, ma un po’ più piccolo”.
Con 84 gol, sei stato l’uruguaiano più prolifico nella storia della Serie A, prima che Edinson Cavani battesse questo primato nel 2012. Cosa ne pensi dei tanti talenti uruguaiani che hanno contribuito a rendere spettacolare il calcio italiano?
“Ho trascorso in Italia sette anni meravigliosi. Erano i tempi di Maradona e Careca al Napoli, tempi in cui nel calcio italiano i giocatori stranieri erano al massimo tre. Prima era più difficile trovare spazio, ma per questo anche più gratificante. Credo che, in un certo senso, io abbia aperto le porte ad altri calciatori uruguaiani, sono stato una sorta di “ambasciatore” con il compito di portare nel calcio italiano altri campioni del mio paese. Sono molto felice di questo”.
Nonostante una rosa di grande qualità, all’Inter spesso manca continuità. Cosa pensi dell’Inter di Antonio Conte?
“Seguo spesso l’Inter e la Lazio, le mie due ex squadre. Sono molto legato a questi club, vorrei vincessero qualsiasi titolo. I nerazzurri sono quelli più vicini ai vertici della classifica, alla conquista dello scudetto. L’Inter è una squadra nata per competere, ci si aspetta sempre che vinca qualcosa, che sia lo scudetto, la Champions League o la Coppa Italia. Credo che la squadra nerazzurra sia ricca di grandi campioni. Probabilmente, Conte dovrebbe costruire una squadra compatta, unita, che trovi una reale continuità, cercando di dare più spazio anche ai sudamericani. Sanchez gioca poco, Godin è stato venduto. L’Inter, con la sua rosa, la sua storia, i suoi tifosi, non può giocare bene una o due partite e poi giocare male le successive. Deve mantenere un equilibrio”.
A quale posizione in classifica può aspirare la Lazio quest’anno? La sconfitta contro la Sampdoria per 3 a 0 è un campanello d’allarme?
“Lo scorso anno la Lazio ha iniziato benissimo. Poi, l’arrivo della pandemia l’ha fermata, così come ha destabilizzato un po’ tutti i club. Quando il campionato è stato ripreso, la squadra non era la stessa dell’inizio. Credo che la Lazio sia una buona squadra, che abbia le giuste motivazioni e un mister che conosce bene la realtà biancoceleste. Deve continuare a dare il proprio massimo, perché ha una rosa che può permetterle di aspirare alle prime posizioni in classifica. L’anno scorso era tra i club in vetta, deve cercare di restare lì”.
In Europa League, ti sembra che ci sia una squadra italiana capace di arrivare fino in fondo alla competizione?
“Oggi il calcio è molto cambiato, basti pensare alla situazione del Barcellona o al Real Madrid, che in Liga perde con l’ultima in classifica. In Italia, ormai, è quasi sparita la competitività. La Juventus vince indisturbata lo scudetto da anni, spesso con tanti punti di distacco dalla seconda in classifica. Bisogna ritrovare un campionato competitivo, con squadre che possano tutte aspirare alla vittoria. Quando giocavo io, c’erano il Milan, l’Inter, il Napoli, la Roma, la Juventus. Oggi c’è solo la Juventus. Per ciò che riguarda l’Europa League, non vedo una squadra che possa andare avanti nella competizione a prescindere. Credo, invece, che le italiane debbano pensare “step by step”, concentrarsi in ogni singola sfida e mantenere alta la motivazione”.
FONTE: https://news.superscommesse.it/interviste-personaggi-famosi/2020/10/el-principito-ruben-sosa-a-supernews-linter-non-puo-permettersi-prestazioni-altalenanti-la-juventus-in-vetta-e-incontrastata-da-troppi-anni-405367/