“Antonio Conte è l’uomo giusto per creare una squadra vincente. In estate la squadra è stata completata con giocatori esperti. I ricambi sono all’altezza. Lotterà fino alla fine per la Champions e il campionato”.
Così parlò ai primi di ottobre Marcello Lippi, che ai quattro venti nei giorni scorsi ha annunciato: “Basta, smetto di allenare!”.
I più giovani forse non lo sanno ma quest’uomo – tecnico campione del Mondo con la Nazionale italiana nel 2006 – ha allenato anche l’Inter, ed è stata una tragedia annunciata.
Siamo a febbraio del 1999, Lippi si dimette dalla Juve dopo un ko in casa con il Parma.
Arriva l’estate e Massimo Moratti fa la mossa che non ti aspetti: porta Lippi a Milano e ci arriva con il marchio di juventino e un palmares di 3 scudetti, una Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, una Supercoppa Europea, una Coppa Intercontinentale, una finale di Coppa Uefa persa contro il Parma, 3 finali di Coppa Campioni (2 perse, una vinta).
A Milano fa il padre padrone: epurata la vecchia guardia nerazzurra! Via Bergomi, Simeone e Pagliuca, tutti beniamini della Curva Nord.
Oltre a loro, Lippi ottiene la cessione dei vari Taribo West, Winter, Dabo, Paulo Sousa, Kanu, Djorkaeff, Ze Elias, Silvestre; fa acquistare Michele Serena, il giovane colombiano Ivan Cordoba, il serbo Jugovic (già alla Juve con Lippi) il portiere Peruzzi, il centrale Laurent Blanc, Domoraud, Panucci, Di Biagio, il greco Georgatos, Mutu, il rientrante dal Venezia, Recoba. Dal mercato di gennaio arriverà, dal Real Madrid, anche l’olandese Clarence Seedorf.
Una vera rivoluzione, che però non finisce qui: il colpaccio di Moratti è senza dubbio quello legato all’acquisto di Christian Vieri dalla Lazio, per affiancare Ronaldo in un duo d’attacco da sogno.
Peraltro, l’Inter aveva a disposizione pure un certo Roberto Baggio: sulla carta, l’attacco era il migliore del mondo per distacco.
Parte il campionato, nelle prime 5 giornate Lippi fa 13 punti, Ronaldo e Vieri vivono una stagione colma di infortuni, il rapporto con Baggio non va. Anzi, i due non si sopportano proprio e Baggio farà molta panchina.
A metà anno la squadra è già fuori dalla lotta scudetto.
L’Inter termina il campionato al quarto posto (in coabitazione col Parma): essendo quello l’ultimo posto utile per la qualificazione alla Champions, tocca disputare uno spareggio in campo neutro: si va a Verona per l’atto conclusivo della stagione.
La moria di attaccanti costringe Lippi a schierare il suo acerrimo nemico Baggio titolare, e quest’ultimo trascina letteralmente la squadra alla vittoria con una punizione incredibile e un siluro mancino da fuori area. L’Inter vince 3-1 e nel dopopartita Baggio saluta amaramente, sputando veleno contro Lippi, che nell’estate del Duemila quasi a sorpresa decide di restare al timone della squadra.
Durante il mercato a Milano sbarcano Cirillo, Brocchi, Ferrari, Gresko, Farinos, Vampeta, Robbie Keane, Hakan Sukur. Capito che gente? Quasi tutte meteore.
Inizia il preliminare di Champions, all’Inter tocca gli svedesi dell’Helsingborg: l’andata finisce con una sconfitta per 1-0, a San Siro termina 0-0 (con un rigore sbagliato da Recoba) e Inter eliminata prima del tempo.
A Milano l’aria si fa tesa, Lippi non si dimette, perde la Supercoppa Italiana con la Lazio e alla prima di campionato perde pure in casa della Reggina.
Stavolta no, stavolta a furor di popolo il tecnico viareggino si dimette. A Milano arriva Marco Tardelli. Altra storia non felice. Ma questa appunto è un’altra storia.
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