Bogdan Marchenko, imprenditore nel commercio online di mobili per la casa, ha 32 anni. Vive a Kiev ed è il vice presidente dell’Inter Club Ucraina.
Questa sera, insieme a decine di suoi connazionali, sosterrà la squadra di Antonio Conte allo stadio Olimpico con sciarpe, bandiere nerazzurre.
Quando è nato il vostro club?
“Ci siamo costituiti come club ufficiale e registrato dell’Inter nel 2019, questo è il nostro secondo anno. Ma vediamo insieme le partite dal 2008, ed eravamo tutti interisti da molto prima. Piano piano il club è cresciuto”.
Quanti siete?
“Siamo più di 70, la maggior parte di noi vive qui a Kiev, compreso il nostro presidente Roman Riazanov. Abbiamo quasi tutti circa 30 anni”.
Ci sono italiani fra voi?
“Solo due. Vedono le partite con noi in tv. Ma tecnicamente sono iscritti al fan club Brugherio, vengono da lì”.
In Ucraina sono in molti a simpatizzare per il Milan, dove ha giocato Andri Shevchenko. Come mai voi avete scelto l’Inter?
“Molti di noi hanno cominciato quando Ronaldo scelse l’Inter, negli anni ’90, prima che Sheva arrivasse al Milan. Ronaldo qui era un dio, come in molti posti del mondo. Io, come altri, ho cominciato così, da bambino. E la cosa particolare è che, nonostante Shevchenko, non penso ci sia un vero Milan club a Kiev”.
Siete nati appena prima del lockdown. Siete riusciti ad andare allo stadio tutti insieme o non ancora?
“Non ancora! Questa sera avremo la prima occasione. Alcuni di noi hanno fatto in tempo ad andare in trasferta a Milano e a Praga. Ci piacerebbe tantissimo seguire la squadra in questo periodo, ma siamo stati sfortunati. Non vediamo l’ora di fare un bel gruppo e venire a tifare a Milano”.
Questa sera qui a Kiev avrete un assaggio.
“Sì e ne siamo felici! Abbiamo comprato I biglietti, non vediamo l’ora. Alcuni di noi che arriveranno da città lontane. Avremo un nostro striscione, nostre bandiere. Cercheremo di non fare rimpiangere alla squadra i tifosi italiani. Ci piacerebbe accogliere il pullman anche fuori dallo stadio”.
Conoscete i cori dell’Inter in italiano?
“Non parliamo italiano. O almeno, non tutti. Abbiamo chiesto ai nostri amici di Brugherio di insegnarci qualche coro semplice: nerazzurri alé alé. In tv spero li sentirete”.
Avete un quartier generale dove vi incontrate e guardate le partite?
“Sì c’è un pub dove ci incontriamo. Si trova a downtown, nella zona degli uffici. Lì vediamo insieme molte partite. Io stesso in passato ho fatto il barista, ma in un altro locale. Il nostro quartiere generale è quello e non si cambia”.
Quando l’Inter gioca contro squadre ucraine, e voi tifate contro, nessuno si arrabbia?
“Mai avuto problemi, c’è grande rispetto, lo abbiamo sperimentato anche durante la semifinale di Europa League proprio contro lo Shakhtar. Al pub non eravamo certo tutti interisti, ma non abbiamo avuto problemi. Sarebbe bello se l’Inter vincesse come allora”.
Il tifo violento è un problema in Ucraina?
“Qualche situazione un po’ problematica c’è, ma la violenza negli stadi non è un fenomeno diffuso. Va meglio che altrove, penso. Ci sono alcuni razzisti, ma sono davvero piccole minoranze”.
Lo Shakhtar ha da poco sconfitto il Real Madrid. Quali sono i punti di forza della squadra di Luis Castro?
“Hanno molti giocatori brasiliani che giocano un calcio di qualità. Sanno tener palla, hanno velocità. L’Inter deve prepararsi a incontrare squadra che vorrà attaccare. Mi aspetto una gara più combattuta rispetto alla gara di Europa League. Nonostante i tanti assenti per Covid, lo Shakhtar è più in forma di allora”.
Lei, al di fuori del club, è mai stato a vedere una partita a San Siro?
“Non ancora, mi piacerebbe tantissimo. Il mio sogno è andarci quest’anno, se e quando sarà possibile. Alcuni di noi ci sono stati e ci hanno raccontato l’incredibile atmosfera, la storia che si respira al Meazza, il museo che racconta i grandi giocatori del passato. Voglio vederlo prima e dopo che sarà abbattuto. E vorrò tornare a vedere il nuovo impianto, quando sarà costruito”.
(FONTE: LA REPUBBLICA)
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