Il giornalista Italo Cucci scrive di VAR nel suo editoriale su Il Resto del Carlino:
“L’Inter subisce la mollezza dei suoi e la doppiezza del Var. È la doppiezza di un giudice che traffica con il codice di procedura alla ricerca non di una soluzione giusta ma comoda. Marotta, che da tempo sembrerebbe preferire il rilascio di comunicati anodini, ha fatto una critica seria all’arbitraggio di Inter-Parma: abbiamo giocato male ma ci è stato negato un rigore. Amen. E allora ridiscutiamo il Var come strumento e il Var come esecutore? No: ridiscutiamo gli arbitri che ormai non chiamo più per nome perché sono solo l’estensione mobile – le gambe – del macchinario che doveva essere prodigioso ed è diventato periglioso perché rischia di falsare i tornei dell’Uefa che s’è fatta convincere a usarlo.
Ridiscutiamo gli arbitri – sgambettanti, fischiettanti o appollaiati nella gabbietta del Var – che accettando le storture dello strumento legittimano le ingiustizie, trasformando dopo un secolo il fuorigioco in un incubo. Il danno è il venir meno della credibilità. Non so se Nicchi e Rizzoli si assegnano una bella rassegna stampa europea: il Var (marchingegno) è passata dall’ironia al ridicolo, gli arbitri perdono il prestigio che peraltro hanno colpevolmente affidato alla macchinetta dell’ingiustizia pressapochista”.