Il giornalista di fede nerazzurra Leo Turrini in un editoriale sul Resto del Carlino.
“Io sto con Antonio Conte. Senza se e senza ma. Non già perché l’allenatore possa sottrarsi agli interrogativi sul rendimento dell’Inter, di sicuro inferiore alle aspettative sia in Italia che in Europa. Su questo, parlano i numeri: nell’ultimo mese la Beneamata ha vinto appena una partita, contro il non irresistibile Genoa. Fin qui, ci siamo. Ma conviene, io credo mettere le cose in prospettiva. Mai l’Inter è andata sotto sul piano del gioco. Anzi, spesso ha dominato. Anche l’altra sera a Madrid, sul 2-2 i nerazzurri hanno spinto per portare a casa l’intera posta. Quindi, non c’è un problema di mentalità o di filosofia. In compenso, la squadra sbaglia e spreca troppo. È colpa di Conte? In parte senz’altro, perché in un gruppo nessuno può chiamarsi fuori. Ma trovo francamente stucchevole la contestazione sul cambio di Barella, che è il vero leader e che si era spremuto come un limone: fare passare l’ex ct della Nazionale come uno che non sa “leggere” le partite, via, è abbastanza comico.
Lo dico: io non vorrei che questo tiro al bersaglio (sempre Conte) fosse figlio di un pregiudizio nei confronti di un personaggio scomodo, ruvido, maniacalmente ossessionato dal lavoro. Per spiegarmi meglio: sul pianeta calcio, Conte non gode di particolari simpatie. Basta pensare alla passata stagione: da dieci anni l’Inter non risultava così competitiva, eppure il coro mediatico era curiosamente (faccio per dire) ostile al tecnico. Che io manco conosco, dunque nell’arringa difensiva qui sviluppata nulla c’è di personale. L’ultima cosa. Se il Milan non ha Ibra in campo, giustamente si parla di gravissima perdita. Se la Juve non può schierare Cristiano Ronaldo, si riconosce a Pirlo il legittimo alibi. Se l’Inter perde 3-2 dal Real Madrid senza disporre di Lukaku, in questo momento forse il più forte attaccante del mondo, si preferisce accusare Conte per la sostituzione di Barella. Tu chiamali, se vuoi, due pesi. E due misure”.
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