Marco Piovella, l’ex ideatore delle coreografie della curva dell’Inter, condannato in secondo grado a 3 anni per rissa e lesioni, a seguito degli scontri tra ultrà nerazzurri e napoletani prima di Inter-Napoli del 26 dicembre 2018, nei quali morì investito da una auto dei napoletani il suo grande amico ultrà Daniele Belardinelli, non ci sta a vedersi riassumere così da qualche titolo di giornale: “Rinnego la vita da Ultrà Inter” e “Basta vita ultrà” (vedi articolo del Corriere della Sera).
Piovella: “Ho deciso di staccarmi da quel mondo”
Davanti al Tribunale di Sorveglianza, che gli ha revocato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, Piovella ha spiegato “non ho mai rinnegato, né ripudiato quella che è stata una parte importante della mia vita degli ultimi venti anni”.
Inoltre, Piovella ha depositato una breve memoria, nella quale ha scritto: “A me non piace rinnegare nulla nella vita, in generale, lo stadio mi ha portato problemi che non potevo preventivare, ho deciso di staccarmi da quel mondo per dedicarmi integralmente al mio lavoro e alla mia famiglia. Due ambiti fondamentali della mia esistenza che non voglio più, né mi posso più permettere, di porre a rischio”.
“Un’immagine che non corrisponde alla realtà”
Marco Piovella ha concluso ammettendo di “tenere molto a questa precisazione, poiché di me si è parlato parecchio sui giornali negli ultimi due anni, con le conseguenze che si possono immaginare. Spero ciò non accada più, almeno per questa vicenda, e quindi non voglio che resti di me una immagine che non corrisponde alla realtà, ovvero di una persona che, “rinnegando”, il proprio passato, rifiuta di affrontare le relative conseguenze, di qualunque genere siano, anche quelle che ritengo non meritate, come la condanna per reati che continuo a sostenere di non avere commesso”.
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