Uno stop inatteso nella fase di crescita ha toccato pure Achraf Hakimi, l’unico vero investimento dell’Inter nell’ultimo mercato.
“Ci vuole tempo, non siamo ancora nella fase di maturazione ma in quella di crescita – è l’analisi della Gazzetta dello Sport -. Di sicuro, gli ultimi 9 giorni non sono stati il massimo della vita. Due gol falliti con il Parma, l’erroraccio contro il Real Madrid, la panchina di due giorni fa a Bergamo. Non è una crisi di rigetto, Conte la definirebbe con parole a lui care un “processo di crescita”.
Hakimi ha bisogno di una maturazione tattica perché riveste un ruolo fondamentale nel gioco di Conte, forse il più centrale di tutti. È al quinto di centrocampo che si chiede sia la superiorità numerica in fase offensiva, sia la capacità di rientrare nella linea difensiva con il pallone agli avversari. Ecco: Hakimi deve migliorare in entrambe le situazioni. La fase di non possesso è quella più evidente, vedi il primo gol di Gervinho. Ma anche nella sincronia dei movimenti d’attacco manca inevitabilmente ancora qualcosa.
Altro punto: la capacità di incidere in zona gol. Fiorentina e Benevento avevano segnato una tendenza ottima. Mentre è mancata lucidità in particolare con i gol sbagliati contro Milan e Parma. Il rapporto occasioni create/gol segnati deve crescere: vale per l’Inter tutta e per Hakimi in particolare. Il marocchino va considerato un attaccante aggiunto, a maggior ragione in un’Inter decisamente più offensiva come atteggiamento rispetto al passato. E così, garantendo una buona dote di reti, anche le eventuali carenza difensive si noterebbero di meno.
Ultimo punto, la gestione delle forze. Hakimi è arrivato in fondo a questo ciclo di partite molto stanco, la panchina di Bergamo va letta anche così. La crescita di condizione è obbligatoria, ma la capacità di dosare le energie nell’arco del match è un punto altrettanto centrale. Tutto materiale materiale per Conte e il suo staff. A scuola da Antonio, scuola in presenza”.
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