Compie oggi 77 anni un giocatore che ha scritto pagine gloriose nella storia dell’Inter. Per chi come me, per motivi anagrafici, non ha vissuto i fasti della grande Inter, Roberto Boninsegna è la massima espressione della passione nerazzurra.
Si ok Mazzola, Facchetti, Suarez, Corso e via discorrendo, ma io ero tifoso di Boninsegna, il mio idolo è stato lui. Il guerriero senza macchia e senza paura, pronto a lottare a testa alta contro gli arcigni difensori avversari. Perchè Boninsegna era uno che ci metteva la faccia. Non si è mai tirato indietro e ha dato sempre tutto per i colori nerazzurri. Il prototipo del cannoniere implacabile e straordinariamente preciso dal dischetto (19 centri consecutivi). Letale in acrobazia, nonostante non fosse altissimo, grazie ad una scelta di tempo perfetta.
Celebrato dal grande Gianni Brera che riteneva lui e Gigi Riva (Rombo di Tuono) la coppia di attaccanti più forte del mondo. Non amò mai quel nomignolo che gli affibbiò il grande giornalista. Quel “Bonimba” sarebbe però diventato il suo marchio e il suo biglietto da visita e ne avrebbe tramandato negli anni le prodezze. Di origini mantovane, Boninsegna era cresciuto nel settore giovanile dell’Inter.
Il mago Herrera che stava costruendo con Allodi e Angelo Moratti una squadra immortale, non credeva però particolarmente nelle sue qualità. Fu mandato, come si diceva allora “a farsi le ossa” al Potenza e al Varese, dove si mise in evidenza con numerose reti. Passò tre anni al Cagliari formando quella coppia con Riva, che avrebbe fatto in seguito le fortune anche della Nazionale. Tornò all’Inter nel 1969 e nei successivi 7 anni fu, a suon di reti, il trascinatore di una squadra che vinse anche lo scudetto nella stagione 70/71.
Boninsegna è stato un calciatore amatissimo dai tifosi che gli hanno sempre riconosciuto, oltre alle doti tecniche ed atletiche, un coraggio ed una passione fuori dal comune. E’ stato anche l’involontario protagonista di un’altra pagina epica della storia nerazzurra. Nella famosa gara con il Borussia Monchengladbach, fu lui ad essere centrato da una lattina piovuta dagli spalti e dovette uscire in barella. Nelle sue stagioni in maglia nerazzurra collezionò 197 presenze e ben 113 reti, un bottino che lo pone nella ristretta cerchia dei più grandi cannonieri dell’Inter.
Negli ultimi anni di carriera, nonostante la sua totale contrarietà, fu costretto ad accettare la maglia della storica rivale Juventus, in cambio di Anastasi. La cessione di una bandiera come Boninsegna destò molto scalpore nella tifoseria. Era ancora validissimo ed era difficile immaginare una squadra senza di lui. Dimostrò a modo suo che non era finito. In bianconero fece in tempo a vincere due scudetti, una Coppa Uefa ed una Coppa Italia. E visto che il carattere non gli aveva mai fatto difetto, la sua vendetta sportiva la consumò dopo breve tempo. La prima volta che si trovò a giocare contro l’Inter, realizzò infatti entrambe le reti della vittoria bianconera.
Nel calcio moderno giocatori con le sue caratteristiche sono difficili da trovare. Dal punto di vista fisico, nel colpo di testa e in acrobazia, forse il “Toro” Martinez un pochino lo ricorda. Ma “Bonimba” resta qualcosa di unico, di speciale e di inimitabile. Sarà difficile trovare qualcuno che abbia il suo attaccamento per quella maglia nerazzurra con il numero nove. Siamo sicuri che per lui è stata sempre come una seconda pelle. Per essa ha dato gli anni migliori della sua carriera ed ha fatto appassionare e gioire anche a noi. Buon Compleanno Bomber e…sempre grazie!