Il nuovo Conte: perchè i gol regalati non sono un errore ma l’inizio di una rivoluzione

I numeri dell’Inter 2020-2021 parlano chiaro: baricentro più alto e schieramento iper offensivo testimoniano il nuovo atteggiamento di Antonio Conte, che prevede anche rischi e inciampi. E’ solo l’inizio di una rivoluzione.

“Antonio Conte vince tre scudetti con la migliore difesa alla Juve, uno al Chelsea con il secondo minor numero di reti subite – scrive il Corriere della Sera -. Infine ne perde uno (con l’Inter) pur prendendo meno gol di tutti. E arriviamo al 30 settembre 2020, al termine di Benevento-Inter: l’allenatore nerazzurro dice in conferenza stampa che la sua squadra gioca per fare un gol in più dell’avversario. Quelli che se ne accorgono, come Paolo Condò su Sky, fanno notare che si tratta di qualcosa che assomiglia a una rivoluzione. Che infatti, è evidente nei dati (forniti ed elaborati da Opta) sul modo di giocare dell’Inter. Due, in particolare: il baricentro della squadra (ovvero la posizione media della squadra nei 90 minuti di una partita) e il vantaggio territoriale (cioè la percentuale di palloni toccati nella metà campo avversaria).

Se si mettono a confronto le ultime tre stagioni dell’Inter (quella finale di Luciano Spalletti e le prime due di Antonio Conte) si notano alcune differenze molto significative. Nel 2018-2019, con l’allenatore toscano, l’Inter ha concluso la stagione con un vantaggio territoriale del 54,1%, con una media-gol di 1,5 a partita e la seconda miglior difesa. L’anno dopo, il primo di Conte, il vantaggio territoriale scende sotto il 50% (48,9), i gol subiti aumentano (36), ma molto meno di quelli segnati (da 57 a 81, con media 2,13). Numeri che riassumono in modo evidente l’impostazione data dal tecnico alla sua prima Inter: protezione della propria metà campo e ripartenze letali con recupero alto del pallone.

Tutti dati, questi, praticamente opposti a quelli di questa prima parte di stagione.
Se si analizzano i baricentri medi di tutte le squadre di serie A nel campionato 2020-2021, l’Inter è quella che lo ha avanzato più di tutte, portandolo a 55,3 metri: quasi 5 più che nella scorsa stagione (50,9 metri). Ancora più impressionante il dato sul vantaggio territoriale, salito dal 48,9 addirittura al 57,8%. L’Inter di Conte, insomma, è palesemente impostata per occupare il più possibile la metà campo avversaria. Una scelta che comporta una conseguenza immediata ed evidente: il rischio, in assenza di meccanismi perfetti (figli anche di un adeguato stato di forma) di aprire spazi enormi davanti al portiere Handanovic, come per esempio succede contro Fiorentina e Borussia Monchengladbach.

Quello che sarebbe interessante capire è la ragione di questa svolta di Conte. In primo luogo, per esempio, se si tratta di svolta voluta o subita. Perché su tutto questo aleggia, ovviamente, la pandemia del coronavirus. Che ha stravolto la stagione di tutti, ma quella dell’Inter in particolare. La finale (oltretutto persa) di Europa League si è giocata il 21 agosto, facendo dei nerazzurri la squadra italiana con il minor tempo di recupero (e di preparazione per la nuova annata) a disposizione.
Quindi è possibile che Conte, non avendo abbastanza tempo per allenare la squadra a 360°, abbia deciso di scommettere forte su una versione offensiva per sfruttare al meglio i vantaggi dei 3 punti (come i precedenti del suo Chelsea e della Juve di Sarri gli hanno insegnato). Certo, è vero che, secondo la teoria, non prendere gol porta più punti che segnarne uno. Ma è anche vero che fare gol è più facile che prenderli, quindi con poco tempo a disposizione per gli allenamenti la scommessa avrebbe un suo senso.

Anche il mutato atteggiamento in campo potrebbe essere una necessità più che una scelta. E qui torniamo a Jurgen Klopp. In un documentario intitolato «The End of the Storm» (La fine della tempesta) dedicato al ritorno dei Reds alla vittoria in Premier League dopo 30 anni, il tecnico tedesco spiega una delle sue idee chiave: «Il nostro modo di giocare non è così intenso come sembra. Facciamo quello che facciamo per risparmiare energia. Riconquistare la palla immediatamente richiede uno scatto di due-tre metri. Se non ci riesci 10 giocatori devono correre per 50-60 metri all’indietro. È molto più stancante». Forse è per questo che l’Inter di Conte sta così alta. E forse, quando cita il Liverpool come esempio, Conte sa che la società, nel famoso meeting di agosto, gli ha garantito tutto il tempo che serve (da questo punto di vista avere una proprietà cinese aiuta).
Nel frattempo, l’importante è fare dell’Inter una squadra che valga la pena vedere giocare, indipendentemente da risultati e vittorie, un po’ come certi grandi club europei popolarissimi nel mondo anche se non vincono nulla da anni.
Ma se la strada intrapresa è quella giusta, i risultati arriveranno. Basta saperli aspettare.
(FONTE: CORRIERE DELLA SERA)

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