Il 23 novembre 1980 fu un giorno normale fino alle ore 19.34, quando una scossa di magnitudo 6.9 colpì una zona dell’appennino campano-lucano. Fino a quell’ora era stata una tranquilla domenica italiana, fatta di calore familiare e partite di calcio. Il programma ‘pallonaro’ di quella domenica di 40 anni fa prevedeva il big match Juventus – Inter al Comunale. Finì 2-1 per i bianconeri, rete della bandiera di Claudio Ambu.
Per le persone che erano in casa o nei bar a vedere la partita in tv il pavimento iniziò a muoversi sotto i piedi proprio mentre Ambu stava facendo gol alla Juventus. La partita era finita da tre ore ma 40 anni fa la domenica alle 19 era come una diretta. C’erano persone che cercavano addirittura di arrivare a quel frammento di differita serale senza conoscere il risultato.
L’Inter stava perdendo 2-0 per un rigore di Brady e un gol di Scirea. Dopo 34 minuti e 50 secondi di gara, trascorse le sette di sera, la terra dell’Irpinia cominciò a ballare e non si fermò prima di un minuto e mezzo.
Quel terremoto causò quasi 3.000 morti e 300.000 sfollati, finiti in tende, container, case prefabbricate. Quarant’anni dopo e oltre 60.000 miliardi di vecchie lire (ad oggi 30 miliardi di euro) spesi, quel territorio porta addosso tutte le ferite e c’è gente che ancora non ha una casa vera.