Dopo la sconfitta nel derby e soprattutto dopo la figuraccia col Real Madrid in Champions che pregiudica il percorso in Europa, il feeling tra Antonio Conte e la tifoseria nerazzurra si è definitivamente spezzato. Una parte ne chiede la testa, altri invocano gente dal cuore Inter come Zenga o Cambiasso, altri ancora Allegri. Ma la questione è una sola: Conte, per questione economiche, non verrà mai esonerato dalla dirigenza. Lui che ha il contratto fino a giugno 2022, non si dimetterà mai. D’altronde, come ha scritto il nostro Christian Recalcati: “Voi rinuncereste a 24 milioni di euro netti?”.
Eppure, c’era un tempo in cui gli allenatori si dimettevano e chiedevano scusa.
19 gennaio 1992, ore 16.35, Atalanta – Inter (1-0) era finita da poco. “Ritengo che la mia presenza qui all’Inter sia, secondo le mie valutazioni, ormai più negativa che positiva. E’ bene che tolga il disturbo e siano altri a proseguire il lavoro. Sono io il colpevole, mi assumo tutte le responsabilità di questa situazione. Dico che ho fallito io e non l’idea che avevo e che ritengo tuttora valida per questa squadra”.
A pronunciarle Corrado Orrico, che presentò le sue irrevocabili dimissioni nelle mani di Ernesto Pellegrini. Il suo modulo – il cosiddetto “WM” – non aveva convinto, le sue idee non riuscirono ad entrare nella testa dei giocatori di quell’Inter.
Ma era un altro calcio, altra moralità, altri valori.
Sarà mai in grado di farlo un gesto simile Antonio Conte?
Ci scrive Chiara Orrico, nipote del tecnico toscano.
“Cara redazione, mio zio ha rinunciato a moltissimi soldi per essere coerente con le sue idee, non è da tutti, e questo è oggettivo. La coerenza e il coraggio non sono doti comuni. È evidente la difficoltà che l’Inter sta attraversando. Per quello che vale il mio pensiero non capisco l’ostinazione di Conte, il voler rimanere sulla panchina di una squadra e di una tifoseria che non lo ha mai amato veramente (il marchio della Juventus è difficile da dimenticare, impossibile direi, sia per noi che per lui). Non lo ama e difficilmente lo amerà, anche in caso di vittoria di un trofeo. Non trovo giusto il tirare avanti sopportandoci a vicenda come nelle peggiori crisi matrimoniali, da separati in casa, non è rispettoso per lui, per noi, per il calcio. Io sono una romantica (altrimenti non tiferei Inter da quando sono nata), magari mi illudo, mi sbaglio, mi piacerebbe molto sbagliarmi e vedere un gesto di coraggio, ma non so se ci sarà mai”.