Mönchengladbach, 20 ottobre 1971: Borussia – Inter è passata alla storia come la ‘partita della lattina’.
Martedì in Champions League, l’Inter tornerà al Gladbach per la sfida di Champions.
Il giornale tedesco Bild ha messo a confronto due protagonisti di quella vicenda, da una parte Rainer Bonhof, allora super talento 19enne del Gladbacher e oggi vicepresidente del Borussia. Dall’altra Roberto Boninsegna, il centravanti dell’Inter colpito dalla lattina di Coca Cola.
La doppia intervista a Bonhof e Boninsegna
Bonhof: “Sono passati quasi 50 anni e uno sguardo allo specchio lo conferma, ma devo dire che le impressioni sono ancora molto presenti per me. Il fatto che stiamo ancora parlando di questo evento dopo così tanto tempo dimostra quanto fosse importante. Un pezzo di storia del calcio, per così dire. All’epoca avevo 19 anni e l’Inter, una delle migliori squadre al mondo, venne al Bökelberg. Quello era qualcosa di molto speciale. Era la prima volta che noi Gladbacher eravamo a un livello che avrebbe poi portato al grande successo del nostro club. Contro l’Inter siamo partiti alla grande, lo stadio era gremito, abbiamo condotto 2-1 e poi Roberto è stato colpito dalla lattina”.
Boninsegna: “Prima di tutto vorrei dire che la partita non avrebbe mai dovuto svolgersi in questo stadio del Bökelberg! I tifosi tedeschi stavano dietro una staccionata, alta solo un metro e mezzo, non c’era recinzione. Mi hanno sputato addosso e mi sono stati lanciati oggetti. Ricordo ancora che c’erano già alcune lattine in disparte. Ma non ho visto arrivare la lattina che mi ha colpito. Al 28° minuto ero a bordo campo per fare una rimessa in gioco, mentre stavo per raccogliere la palla, qualcosa mi ha colpito alla nuca. Sono caduto in avanti e sono svenuto. Quando ho aperto gli occhi ero già sulla barella e venivo trasportato in ospedale. Un commissario UEFA si è seduto di fronte a me nello spogliatoio. Ho avuto un enorme bernoccolo sulla parte posteriore della testa. Ha scritto il rapporto e ricordo ancora che mi ha detto in francese: “Tu n’es pas un menteur” – “Non sei un bugiardo”.
Una cena in ricordo dei tempi che furono
Bonhof: “Ho parlato con alcuni dei miei vecchi compagni di allora e tutti pensiamo che il dibattito sul colpevole o non colpevole sia passato. In ogni caso, oggi non voglio inchiodare Roberto al muro per qualcosa di 50 anni fa. Non vale una sola partita. E ad essere onesti: non ne abbiamo sofferto per tutta la vita. Roberto, siamo entrambi cresciuti nel calcio e sappiamo che si fa di tutto per vincere. Ma soprattutto, abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare l’equità. Questa mattina ho parlato a lungo con Berti Vogts al telefono e gli ho detto che stavamo in contatto. Ti porto i suoi saluti, mi ha detto che è deluso solo per una cosa: si sarebbe aspettato che ci invitassi a un buon pasto italiano. (ride)”.
Boninsegna saluta con un invito: “Rainer, allora te lo prometto: appena finito questo folle periodo di Coronavirus, ti invito da me sul Lago di Garda. Con pesce fresco e ottimo vino ricorderemo i vecchi tempi. E per favore, porta i miei amici Franz Beckenbauer e Hans-Peter Briegel”.
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