Quel feeling mai nato tra Antonio Conte e la tifoseria nerazzurra. I veri motivi

Tra Antonio Conte e la tifoseria interista non c’è stato mai feeling. E questo rapporto, dopo la figuraccia in Europa, è destinato a deteriorarsi ancora di più. Lo spiega bene Riccardo Signori su Il Giornale.

“È diventato perfino noioso l’hashtag “Conteout”: litania che si trascina nel tempo. Da troppo tempo. Segnale di un feeling mai cominciato. Anche se ormai, da noioso, si è trasformato in furioso, Conte Antonio è diventato il centro di gravità di mugugno, malessere, nevrosi del mondo nerazzurro. Come dar torto?
Da quando è arrivato ci ha azzeccato soltanto sulle richieste onerose: si trattasse del suo stipendio o dei giocatori da farsi acquistare. E qualcuno “tecnicamente” da maltrattare: ma qui contano anche le colpe del club.

Manca il legame con i tifosi

Con il mondo Inter non si è mai veramente piaciuto, non c’è stima reciproca. E non perché sia rimasto intimamente juventino. Bensì perché Conte è troppo innamorato di se stesso e del SuperIo.
L’orgoglio al di sopra di ogni sospetto e dispetto. Non può prendersi con un mondo
che non vuole altro innamoramento che non sia quello per i colori suoi.
In più, è stato furbo nel farsi pagare come fosse il Maradona della panchina, senza esserlo. Cacciarlo (Moratti lo avrebbe fatto oggi) prospetta un conto economico troppo salato. Voleva andarsene in estate, non c’è riuscito. E finora l’Inter ha solo pagato: 72 milioni lordi per tre stagioni, 10 milioni persi dalla eliminazione in Champions, 290 milioni per acquisti che interpretano il suo “odi et amo”.

Obiettivi falliti

Del resto Conte era arrivato a Milano come un Messia. Aveva garantito di cancellare il tempo della “pazza Inter”. Obbiettivo fallito.
Come spiegarlo? Colpa di tutti dice il nostro. Arbitri, Var, avversari, ingiustizie, fatalità, sfortuna, malanni, società che non soddisfa negli acquisti. Nella elencazione mai un
“mea culpa”. Tanto per dire: incapacità di sfruttare al meglio i giocatori, di variare il gioco, di inventarsi quel piano B. L’altra sera Capello ha chiesto di conoscerlo subendone risposta da bulletto. Eccolo il problema: Conte pensa da bullo, risponde da bullo, ma crede di essere un professore.
Se sbaglia lo dice solo a se stesso. E gli interisti sono ripiombati nello scoramento, dopo le illusioni perdute”.

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