La situazione dell’Inter ad una settimana dalla sosta natalizia analizzata dalla bandiera nerazzurra Marco Materazzi in una lunga intervista a Gazzetta dello Sport, che riportiamo.
Ci sta chiederle se si rivede un po’ in questa Inter?”
“Ci sta, se mi passa anche l’aggettivo cinica. Prendiamo Inter-Napoli: gara equilibrata, da 0-0, e dopo l’1-0 meglio il Napoli. Però ha vinto l’Inter”.
Quindi va bene anche pratica?
“Sì, perché ha fatto mea culpa per certi errori. Se a Madrid perdi 2-0, vai 2-2, puoi fare il 3-2 e lo prendi, ti fai delle domande. E una risposta è: poteva avere più punti, in campionato e in Champions. Un’altra è una speranza, da verificare: l’Inter di oggi non avrebbe preso quella rimonta”.
Gara equilibrata, ha detto: equilibrio, parola cara a Conte.
“Non si può dire che sia un’Inter brillante: propone meno gioco dell’anno scorso. Ma io, sarò fatto all’antica, quando vedo l’esasperazione del far partire l’azione dal portiere, che deve essere per forza Beckenbauer, vado giù di testa: ora l’Inter mette più in difficoltà le avversarie rispetto a quando aveva il 70% di possesso palla. Anche perché se hai un Lebron James trasferito su un campo di calcio, è giusto usarlo per le sue caratteristiche”.
Ecco, appunto: è un’Inter troppo fisica?
“Se si esclude la Spagna, in tutti i campionati la fisicità fa la differenza. L’ha fatta nel Milan degli olandesi, nell’Inter del Triplete. Se dietro hai Skriniar, De Vrij e Bastoni non fai possesso palla basso; se hai una spina dorsale forte, ci costruisci intorno una squadra”.
E qual è la spina dorsale di questa Inter?
“De Vrji, Barella, Lukaku. E Handanovic, checché ne dica qualcuno”.
Vedremo anche un’Inter più brillante?
“Con Sensi e Brozovic probabilmente sì, se giochi con Vidal, Barella e Nainggolan hai più quantità, ma senza rinunciare alla qualità”.
Gliela giriamo. Se si guarda la panchina dell’Inter può essere normale vederci Hakimi, Nainggolan, Perisic, Eriksen e Sanchez: forza o limite?
“Una forza. basta chiedere alla Fiorentina. In una partita puoi sbagliare formazione tre volte, trovatemi un allenatore che non lo consideri un vantaggio: purché sia bravo in quel tipo di gestione, che è importante alruolo, meno quanto quella tecnica e tattica”.
E quella mentale. Domenica Conte ha parlato di braccino: come si distende, lei che non l’ha mai avuto?
“Con la qualità. Ma quella la dà anche l’allenatore: se non fa per forza un cambio ruolo per se non toglie una punta per mettere Hakimi, come ha fatto contro il Napoli, ma aggiunge una punta. Però una punta in panchina devi averla, e domenica Sanchez non c’era. E però Eriksen quando entra deve farlo come contro lo Shakhtar. E non sempre l’ha fatto”.
Già, Eriksen: più colpevole o vittima?
“Ho sempre pensato due cose. La prima: aiutati che Dio ti aiuta, dunque se hai qualità in Inghilterra devi dimostrarle anche in Italia. La seconda: i trasferimenti a gennaio sono sempre un’incognita, Eriksen è partito a handicap. E a gennaio credo ripartirà, anche se dipenderà dalle opportunità. E dai piani del club”.
Ma Conte ce l’ha o no questo piano B?
“E’ la prima cosa che ti insegnano a Coverciano: il tuo piano, e un’alternativa”.
Che nel suo caso è?
“Soprattutto in Europa la difesa a quattro è la soluzione migliore ma da lì, ahimé, l’Inter è già uscita. Però, insisto, le resta la qualità: tanta, molta più degli altri. Cambiare sistema, almeno ogni tanto, può aiutare a usarne il più possibile”.
Dunque difesa a quattro anche dall’inizio?
“Ha già funzionato, non dall’inizio, con Fiorentina, Torino e Cagliari: siccome Conte non è uno stupido, starà facendo le sue valutazioni”.
Fuori dalla Champions: ahimé, come dice lei. Ma l’Europa spinge o stanca, in chiave scudetto?
“Ognuno dice quel che gli fa comodo, a seconda che la giochi o no. io dico che per i metodi lavorativi di Conte allenarsi per settimane intere, senza altri impegni, sarà un grande vantaggio”.
Calendario prima di Natale: l’Inter deve affrontare Spezia e Verona, il Milan gioca contro Sassuolo e Lazio. Chi mangia il panettone in testa alla classifica, Conte o Pioli?
“Secondo me Conte”.
Che sorride quando gli dicono che, dopo l’uscita dalla Champions, l’Inter è “obbligata” a vincere lo scudetto: viene da sorridere anche a lei?
“Veramente per me era obbligata anche prima…”.