Se ne andò il 19 dicembre 1992 a causa di un incidente stradale.
Penna raffinatissima del giornalismo sportivo, Gianni Brera è stato il più grande di tutti, un maestro di giornalismo mixato a humor enogastronomico.
Bomber dei più prestigiosi quotidiani italiani (Gazzetta dello Sport, Il Giorno, Il Giornale, La Repubblica) è stato uno strenuo difensore del calcio all’italiana, di cui può essere considerato una sorta di teorico.
Il termine ‘catenaccio’, così come quello di ‘libero’, lo si deve infatti al giornalista pavese.
La raffinata penna di Brera si estese anche alla produzione di fortunatissimi soprannomi per alcuni dei protagonisti del mondo del pallone. Tra i più celebri, ‘Rombo di tuono’ per Gigi Riva, ‘Bonimba’ per Boninsegna e ‘Abatino’ per Rivera. Estimatore di Nereo Rocco e “Gipo” Viani, oltre che di Bearzot, non vide di buon occhio la rivoluzione tattica di Arrigo Sacchi.
Aveva una squadra del cuore Gianni Brera?
Tempo fa, nella sua rubrica sul Corriere della Sera, Aldo Cazzullo ha parlato di Gianni Brera e della sua simpatia per l’Inter. Eccone un passaggio:
“Gianni Brera è stato il più grande giornalista sportivo della storia, non soltanto italiana. Quanto alla predilezione per l’Inter, le squadre hanno un’anima. Questa invece è una cosa che ho imparato da Nils Liedholm: l’Inter, come la Juve, ha quasi sempre privilegiato la difesa; il Milan, come la Roma, ha quasi sempre privilegiato l’attacco. E Brera, innamorato di quelle che definiva — con un’espressione che oggi sarebbe considerata sessista — «squadre femmine», non poteva che tifare Inter. Anzi, Beneamata”.