L’Inter vince ma non convince, quanto incide la mano di Antonio Conte nel progetto nerazzurro? come è possibile che si veda in ogni match un’Inter diversa nel secondo tempo?
La Gazzetta dello Sport in edicola oggi analizza come Conte, nella partita di ieri contro lo Spezia, mette mano all’undici iniziale e inserisce Stefano Sensi, dodicesimo uomo per antonomasia in questa porzione di stagione. Il suo ingresso coincide con una scarica di energia positiva e un ritrovato senso di geometrie. Non è ancora al meglio, ma il suo apporto è fondamentale per dare idee nei momenti di magra che la squadra vive ciclicamente.
Conte ha preso le misure della sua squadra e diventa sempre più consapevole dei limiti strutturali e di gestione di un gruppo che deve consolidarsi. Crescere, diventare una big vuol dire anche passare attraverso partite come quelle contro Napoli e Spezia, vincendo alla prima occasioni utile. Ci sono ancora degli aspetti che vanno migliorati e ci sarà la pausa natalizia per farlo: dopo l’uscita in Coppa, l’unica cosa importante era recuperare quanti più punti possibili e mantenere invariato il proprio status in campionato.
Entro fine anno, i vertici dell’Atalanta hanno in programma di incontrare Beppe Riso, agente del Papu Gomez, per definire una exit strategy che accontenti tutti, alla luce dello strappo non più ricucibile tra l’argentino e lo spogliatoio.
E in questo scenario, dove si colloca l’Inter? Proprio ieri, evidenzia la rosea, nel pre-partita con lo Spezia il d.s. nerazzurro Piero Ausilio ha dichiarato: “Eviterei di mettere la testa nei problemi degli altri, abbiamo seguito la situazione ma nell’Atalanta ci sono tanti amici e li rispettiamo. Voglio restare fuori da questi discorsi, ma la stima nei confronti di Gomez credo ci sia da parte di tutto il mondo del calcio”.
A ciò va aggiunto che il club di Zhang deve innanzitutto vendere prima di pensare a degli innesti in avanti. Ma se partissero Eriksen, Perisic e Pinamonti un ingresso in scena dei vertici interisti non sarebbe da escludere.
Christian Eriksen, anche ieri rimasto malinconicamente a guardare i compagni seduto in panchina, si è allenato dopo il triplice fischio assieme ai compagni che non hanno giocato e poi si è intrattenuto da solo, quando gli altri erano già tornati negli spogliatoi, per esercitarsi sui lanci lunghi.
“Istantanea emblematica di un’avventura iniziata con tanto di servizio fotografico alla Scala e chiusa senza che il danese lasciasse tracce nella breve esperienza milanese. Non è dato a sapersi se più per demeriti suoi oppure per manifesta incompatibilità con Conte. Fatto sta che si è persa un’occasione”.
Fonte: La Gazzetta dello Sport