In un’intervista rilasciata al portale belga Knack, Romelu Lukaku ha parlato a 360 gradi della sua carriera calcistica, dal suo passato, alla nazionale belga al presente che si chiama Inter.
“Non penso ai numeri. Il mio vantaggio è che sono diventato un professionista in giovane età. Nonostante i miei primi anni difficili con i Red Devils, ero sicuro al cento per cento che un giorno sarei diventato il capocannoniere di tutti i tempi, anche perché sono stato circondato dai migliori giocatori della storia della nazionale. Se sei in campo da undici anni come professionista, ha senso battere qualche record”.
“Quando vado in campo voglio vincere. In Italia questo vale tutto. C’è un’enorme differenza rispetto all’approccio calcistico in Inghilterra, quindi mi concentro su ciò che mi viene chiesto qui. Tatticamente non posso sbagliare dove devo stare o la direzione in cui andare. Mai”.
“Prima di arrivare qui ho guardato alcune partite dell’Inter e a volte ho visto Lautaro Martinez giocare solo davanti. Ho sentito subito che avrebbe potuto fare un salto in avanti se ci avessero messo insieme. A volte tocca a lui segnare e altre volte a me. Se si capisce questo il feeling andrà sempre bene. All’Inter sono consapevole della responsabilità che ho, quindi non ho il diritto di abbassare le braccia. Se abbasso le braccia, ha immediatamente un impatto negativo sul gruppo. C’è bisogno di leader in campo come me, come Arturo Vidal, Nicolo Barella o Alexis Sanchez. Solo con un tale atteggiamento puoi trasformare mentalmente la squadra e ribaltare una partita”.
“Mourinho mi ha insegnato a lavorare meglio con il collettivo, sia in termini di pressing che per posizionarmi meglio in campo. Guarda cosa sta facendo con Harry Kane adesso”.
“Io nei primi cinque al mondo? Negli ultimi cinque mesi, sì. Non voglio dare posizioni da uno a cinque, ma ne faccio parte”.