Il leader della difesa nerazzurra Stefan De Vrij ha conceso una lunga intervista Gazzetta dello Sport sul momento che sa attraversando la squadra, soprattutto il suo reparto. “Io il nuovo The Wall? Sì, mi piace. Non avevo un soprannome prima in Olanda… Tra l’altro, quando sono arrivato a Milano, nel mio video di presentazione costruivo un muro. Ho avuto la fortuna di parlare con Samuel un paio di volte per qualche evento: è una brava persona e un difensore fortissimo. Ora mi sento molto bene fisicamente e a 28 anni sono nel mio momento migliore. Penso, però, che la testa influenzi tutto: crescendo mentalmente, si migliora anche fisicamente. Per me testa e corpo non vanno mai divisi”.
Skriniar – De Vrij – Bastoni: una difesa tornata compatta
“Si vede che in campo siamo diventati compatti come squadra e questo rende più facile tutta la fase difensiva. Facciamo molta meno fatica per difendere e quindi subiamo molto meno. Io , Skriniar e Bastoni ci aiutiamo tra di noi. Siamo un reparto unito e affiatato: ci troviamo bene anche fuori dal campo e questo aiuta. In questo modulo si difende in una maniera differente, con altri concetti, che ormai abbiamo chiari in testa. Noi tre non dobbiamo guardare troppo agli altri, pensiamo solo al nostro. E cerchiamo di essere la versione migliore di noi stessi: questo ci chiede il nostro allenatore”.
Delusione in Europa
“La gioia più grande il derby vinto in rimonta, quello del 4-2, in cui ho segnato dopo aver fatto gol anche l’anno prima: un’emozione incredibile. La ferita è la finale di Europa League persa col Siviglia: a volte ci ripenso, ma subito dopo penso anche che non ha senso tornare là con la testa. Ciò che è stato è stato e dalle sconfitte si può solo imparare. Qualcosa in Champions è evidentemente mancato, in tutto il percorso non è bastato ciò che abbiamo fatto in campo. Abbiamo lasciato qualcosa per strada, per esempio il non aver segnato contro lo Shakhtar. Ma anche in questo caso è inutile tornarci troppo su. L’approccio nostro è uguale indipendentemente dalle competizioni. Avremmo voluto proseguire in Europa, ma ora cercheremo di fare bene in Coppa e campionato: il fatto di poterci concentrare solo su questo può diventare un vantaggio, ma dipenderà solo e soltanto da noi”.
Il campionato: De Vrij dice Scudetto
“Tutte le parole sono ammesse nel mio vocabolario, anche ‘scudetto’. Ma come è inutile guardare troppo al passato, è inutile anche guardare troppo in avanti. Ora siamo lassù e lassù vogliamo arrivare alla fine. Come riuscirci? Vincendo ogni partita, a cominciare dalla prossima. Più lavoriamo assieme e più efficaci saranno gli automatismi e la comunicazione in campo. Abbiamo un anno di esperienza in più, siamo cresciuti tutti come collettivo e ultimamente si vede anche nei risultati. Inter Pazza? No, ha carattere, non si dà mai per vinta. Mi piace più descriverla come una squadra che non molla mai. E per me è speciale per la passione dei tifosi: ora ci mancano, ma li sentiamo lo stesso. Mi piace quando li incontro e magari li faccio felici: è una gioia regalare gioia ad altri, basta poco per riuscirci.
Le avversarie? Il Milan mi sembra molto unito, poi ha un allenatore moto bravo che conosco. La Juventus adesso è un po’ dietro ma di sicuro si rifarà sotto”.
Elogi a Conte e ai compagni
“La bellezza della vita e del calcio è che ognuno è diverso: io ho imparato da tutti i miei tecnici. Conte è un vincente, riversa sulla squadra la sua stessa voglia e cerca di sfruttare tutto il potenziale che ognuno di noi ha dentro. Batte su quello, trasmette passione e mentalità. A me dice che sono troppo buono e che a volte dovrei essere più cattivo: anche grazie a lui su questo aspetto ho fatto dei passi in avanti. Hakimi? Raramente ho visto un giocatore così veloce. Fa tutta la fascia e con quella rapidità riesce a sfruttare lo spazio davanti. Vidal, invece, ci aiuta tanto con la cattiveria e la forza nei contrasti, anche se fuori dal campo è una bravissima persona. Ha l’esperienza, l’abitudine alla vittoria che ci può aiutare. Romelu vale i top centravanti del mondo: è fortissimo fisicamente, quando si gira diventa imprendibile. Ecco, eviterei il contatto fisico con lui…”.
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