“L’Inter è in pegno a Jack Ma, il fondatore di Alibaba”.
Lo riporta in esclusiva Corriere.it.
“La sintesi estrema è questa. Ma la storia è più articolata e forse spiega l’origine dell’austerity imposta dagli Zhang al club milanese e la nascita delle voci, smentite, di vendita.
Comincia il 4 dicembre scorso quando, secondo il database dell’Agenzia di informazioni creditizie di Pechino citato da alcuni media locali, l’imprenditore cinese Jindong Zhang, 57 anni, proprietario dell’Inter, e il figlio Kangyang (Steven), 29 anni, presidente del club, danno in garanzia i gioielli di famiglia (ma non il colosso commerciale Suning.com) a una società del gruppo Alibaba.
Quel giorno i due Zhang più la loro società Nanjing Runxian sono seduti da una parte del tavolo mentre dall’altra ci sono i rappresentanti della Taobao (China) Software co, l’ eBay cinese. I primi mettono sul piatto il 100% del capitale della cassaforte di famiglia Suning Holdings Group (SHG): 51mila azioni Jindong Zhang, 39mila il figlio e 10mila azioni Runxian, per un valore nominale complessivo di 1 miliardo di yuan pari a circa 130 milioni di euro. Quale sia la contropartita (liquidità?) è tuttora un mistero. Ma il valore di mercato degli asset familiari è presumibilmente di gran lunga più elevato del nominale. Il patron del gruppo mette sul piatto, in aggiunta al resto, anche le sue 65mila azioni di Suning Real Estate. SHG, dove è concentrato questo portafoglio di famiglia, Inter compresa (il pegno riguarda perciò la quota di controllo a monte del club nerazzurro), fa parte di un’articolazione societaria parallela e sostanzialmente separata rispetto a Suning.com, la società quotata con 35 miliardi di euro di ricavi e oltre 8mila negozi di materiale elettrico in gestione.
Taobao-Alibaba è diventata dunque trasversale: da una parte è un socio importante (19,9%) del gruppo quotato e dall’altra si prende in garanzia le azioni della cassaforte di famiglia SHG che è titolare anche di un 3,98% dello stesso gruppo quotato. Sembra qualcosa di più di un normale accordo commerciale. Sotto il controllo di SHG ci sono tra l’altro grandi proprietà immobiliari, attività nei servizi finanziari e nello sport, con i diritti tv del calcio europeo per la Cina, con lo Jiangsu che nel 2020 ha vinto il suo primo campionato cinese di calcio battendo in finale il Guangzhou Evergrande di Fabio Cannavaro. E poi l’Inter di cui SHG possiede indirettamente il 68% (il 31% è a Cayman, proprietà del fondo LionRock). Tutto ciò passa da una parte all’altra del tavolo il 4 dicembre con il risultato che il capitale della holding di famiglia, e dunque il controllo dell’ «FC Internazionale Milano spa», è ora parcheggiato presso Taobao che ne ha il possesso (ma non la proprietà) per tutelare, evidentemente, un credito o un suo diritto contrattuale.
Bisogna ricordare che cinque anni fa è stata proprio la Taobao (China) Software a rilevare il 19,99% di Suning.com per 4,6 miliardi di dollari e non è escluso che la ratio del pegno attuale sia da ricercare proprio nell’accordo («Share subscription agreement») firmato tra le parti il 9 agosto 2015. Dunque non è nota, come si diceva, quale sia stata la contropartita dei titoli dati in pegno e nemmeno si conosce il contenuto dell’accordo Zhang-Taobao. Per esempio: chi ha il diritto di voto? Che tempi ha il contratto? «Il pegno azionario – dicono dal gruppo di Nanchino – è un normale accordo d’affari che non ha alcun impatto sullo sviluppo commerciale e sulla consueta attività di Suning.com». Infatti coinvolge soprattutto le attività della holding di famiglia sulle quali però i portavoce del gruppo non dicono nulla.
Si può supporre che la famiglia abbia deciso di fare cassa per far fronte alle esigenze di liquidità del gruppo commerciale: sul mercato erano circolate voci di pressione sulle scadenze obbligazionarie. La società le ha rintuzzate poco prima di Natale utilizzando fondi propri per riacquistare 2 miliardi di yuan in obbligazioni. Un messaggio di forza e solidità finanziaria. Il titolo però non si schioda dai minimi degli ultimi 6 anni e il mercato resta guardingo. Inoltre ci sarebbe il nodo del rientro assai faticoso dall’investimento-salvagente che il gruppo di Zhang (2,56 miliardi) ha offerto insieme ad altri big al gruppo Evergrande, il colosso cinese del real estate in grave crisi di liquidità. Insomma è una fase molto delicata per gli affari di mister Zhang: a Natale in un discorso interno di Suning ha detto che nei prossimi anni bisognerà concentrare le energie sul principale business retail.
Fase delicata anche perché l’imprenditore, da anni membro dell’Assemblea del Popolo, il parlamento nazionale sotto stretto controllo del Partito, ha come partner strategico Jack Ma, che invece è caduto in disgrazia con Pechino. Ai vertici del Partito comunista non sono andate giù le aspre critiche che Ma aveva pronunciato a un evento del 24 ottobre a Shanghai, in cui tra l’altro aveva affermato che «la Cina non ha un rischio finanziario sistemico semplicemente perché non ha un sistema, e questo è il rischio». La stretta di Pechino sul suo impero ha già fatto naufragare la mega Ipo (37 miliardi di dollari) di Ant Group, la fintech di Alibaba. Sono due mesi che il miliardario cinese è sparito dalla scena, introvabile, un caso di cui parlano i media di tutto il mondo. Nel frattempo all’Inter è arrivato forte e chiaro dagli Zhang il messaggio di estremo controllo dei costi. Anche la società nerazzurra avrà presto i suoi bond (375 milioni scadenza 2022) da rifinanziare”.
(FONTE: CORRIERE.IT)