L’Inter del campionato mostra le usuali due facce alle quali ci ha abituato da tempo, ma stavolta a Marassi la rimonta del secondo tempo non è riuscita, generando una naturale insofferenza rafforzata anche dalla sconfitta del Milan con la Juventus.
C’è di che mangiarsi le mani, ma come recita un vecchio adagio, chi è causa del suo mal pianga sé stesso
Certamente ieri pomeriggio l’Inter non è stata fortunata, Audero si è superato in più di un’occasione e due gol degli ex nella stessa partita è un episodio che a memoria non ha precedenti. Tuttavia se si manda sul dischetto un giocatore che ha fallito 7 degli ultimi 11 rigori (prima di quello di ieri) e se la squadra dopo il rigore gettato alle ortiche si scioglie come neve al sole, occorre fare solo un profondo esercizio di colpa.
Il gol di Keita dopo che con una sgroppata Damsgaard ha saltato tre giocatori come birilli certifica la fragilità mentale della squadra, ancor prima che un evidente mal posizionamento nella circostanza.
In aggiunta aver fatto colpire due volte Tonelli in area da solo o con Barella (più basso di 20 centimetri buoni) a marcarlo aggrava le colpe di una squadra non ancora sufficientemente matura come si vorrebbe. Il cammino europeo dell’Inter è lì a dimostrarlo, soprattutto dopo essere stati eliminati in un girone ampiamente alla portata della squadra.
Non sappiamo come sarebbe potuta finire la partita di ieri se Sanchez avesse segnato il rigore, di certo nel secondo tempo Conte ha perpetuato la sua personale ostinazione sul modulo a tre difensori, quando la Samp era chiusa nella propria trequarti e lasciava un unico attaccante per le ripartenze.
Sono difetti cronici di un’Inter che non mostra ancora quella mentalità vincente auspicata dalla proprietà e dai tifosi, pur restando in piena corsa per uno scudetto che manca ormai da undici anni.
Si è visto ancora una volta invece come senza Lukaku per l’Inter sia praticamente notte fonda, il che denuncia la mancanza di valide alternative di gioco unitamente ad interpreti non completamente all’altezza per sostituire il centravanti titolare.
Dopo otto vittorie consecutive in linea teorica può anche essere tollerata una sconfitta, quello che però indispone è realizzare di aver buttato una partita con un avversario nettamente inferiore, il che aumenta i rimpianti per non aver raggiunto o sorpassato il Milan capolista.
Fortunatamente questo campionato che non ha precedenti rispetto al passato offre molteplici e ravvicinate possibilità di rifarsi, ribaltando le opinioni dei critici e dei tifosi in un amen, a patto di ricominciare a vincere da subito.
Ora Roma e Juventus (inframezzate dalla Coppa Italia con la Fiorentina), per capire davvero di che pasta è fatta l’Inter e cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi. Le possibilità non mancano, ma occorre il più volte citato ulteriore step di crescita. Speriamo che capiscano alla svelta.
Avanti Inter!
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