Giungono ampie conferme negli ambienti milanesi di un interessamento, e non solo, di BC Partners per l’Inter. A rilanciarlo è Corriere dello Sport. Secondo rumours ben accreditati, i potenziali acquirenti sembrano orientati a valorizzare l’Inter tra 400 e 500 milioni, oltre il debito netto che si aggirerebbe sui 350-400 milioni. È bene sgombrare il campo da ipotesi poco realistiche: trattative con interlocutori di questo calibro non possono limitarsi a ingressi in minoranza. BC Partners è uno dei più blasonati investitori finanziari europei, segue operazioni da oltre 300 milioni e dichiara (anche nel suo sito) la vocazione ad acquisire il controllo delle aziende, sceglierne il management e indirizzarne le strategie. In passato ha tenuto le società in portafoglio per 5-7 anni e (come tutti i fondi di private equity) ha interesse a rilevare aziende con risultati poco brillanti, riorganizzarle, migliorarne la performance per poi rivenderle con un ritorno sull’investimento di almeno il 10-15% annuo. Ciò equivale almeno a raddoppiarne il valore in cinque anni. Se non può realizzare queste condizioni l’investimento non viene concluso. Quale che sia il valore attribuibile all’Inter in un’acquisizione, il piano dovrebbe essere dunque di raddoppiarlo“.
BC Partners all’Inter: cosa accadrebbe?
Sempre Corriere dello Sport ipotizza lo scenario in caso dell’arrivo del colosso finanziario anglo-americano a capo dell’Inter. Tanto per cominciare, un radicale cambio di indirizzo: il riequilibrio tra costi e ricavi. Il primo intervento sarebbe un taglio. A meno che i ricavi del calcio non subiscano clamorose impennate post-Covid, potremmo attenderci lo stop a onerose campagne acquisti e organici affollati, la rinuncia a ingaggi costosi e campioni avanti negli anni. Il modello che l’Inter prenderebbe a riferimento sarebbe simile a Milan, Lipsia, Salisburgo, Lione, Monaco e altri. In Germania anche il Bayern, con altre basi di fatturato. In Inghilterra Liverpool o Arsenal.
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