Massimo Mauro, ex giocatore di Juve, Udinese e Napoli va giù pesante sul faccia a faccia tra Ibra e Lukaku nel derby di Coppa. Così la sua riflessione su La Repubblica.
“Il fattaccio tra Ibrahimovic e Lukaku suggerisce varie considerazioni. Sappiamo che il calcio tira fuori il peggio dai propri attori. Non c’è ruolo, da presidente a giocatore, ad allenatore, agli stessi tifosi, che non faccia perdere la testa in determinate situazioni. Nessuno può puntare il dito del moralista quindi. Ad esempio, Conte che dice quelle cose all’arbitro Maresca, di fatto lo accusa di avercela con l’Inter. Gli imputa comportamenti antisportivi, quasi come se quelle decisioni di gioco fossero dolose. E questo è quasi peggio di quello che si sono detti Ibra e Lukaku. Certo quelle frasi dell’altra sera sono pesanti, è mancato solo lo sputo… Ma il gioco del calcio, la competizione, porta a sbagliare, a qualsiasi livello. Basta pensare ai genitori che picchiano l’arbitro dei propri figli o si picchiano tra di loro.
Io nella mia carriera non sono mai stato espulso, dalle giovanili a qualsiasi partita stressante da professionista. Però non mi dimentico che più di una volta ho litigato. Mi ricordo un calcio nel sedere a Beccalossi che aveva alzato il gomito, ed anche un calcio a Paolo Rossi in un Catanzaro-Juventus di tanti anni fa. Ma qui entra in ballo un altro aspetto. Perché siamo di fronte a giocatori che nella loro vita privata vogliono ergersi ad esempio. Ibra sui social fa la parte del guerriero ed è seguitissimo. Viene inoltre scritturato per Sanremo. Mi chiedo: la responsabilità del ruolo sta nei muscoli o nel cervello? La situazione che hanno creato non esalta il cervello né di Ibra né di Lukaku.
Le loro mamme non meritano il ‘palcoscenico’ di San Siro. Il discorso vale per gli allenatori: sono fermi in panchina, non hanno lo scontro fisico e danno lo stesso di matto. Vista la responsabilità che nell’era social hanno e vogliono avere nei confronti delle milioni di persone che li seguono, la pena deve essere adeguata, esemplare. Tre mesi di squalifica sarebbero un bel segnale. Troppo? Benissimo. Ma è troppo anche sopportare le grandi frasi di chi vuole essere una guida per i ragazzi ma che esempio non può proprio esserlo”.