Parliamoci chiaro, se ci fosse un vice Lukaku di spessore probabilmente non esisterebbe alcun ‘caso Sanchez’. Già perché il sostituto del belga ci sarebbe anche (leggasi Pinamonti), ma chissà perché Antonio Conte si rifiuta di dargli qualche possibilità. Nemmeno a partita in corso.
Vero è che prima dell’Inter non ha fatto faville a Frosinone e Genova, ma l’età è ancora dalla sua e ci sarebbero ancora margini per ipotizzarne un’esplosione. Il tecnico leccese, invece, gli ha sempre preferito un attacco più leggero, sperimentando addirittura Perisic quando Sanchez non è stato a disposizione.
Tornando al cileno, oramai abbiamo capito che giocatore è diventato: tanto impegno ma poca concretezza. I numeri, infatti, dicono che sembra essere tornato ai primi anni di Udine. Conte ha parlato di “numeri impietosi sottoporta”, ma anche prima di arrivare in nerrazzurro, nell’anno e mezzo a Manchester, non ha fatto bene considerati i soli 3 gol.
É vero che la Premier League ha un coefficiente di difficoltà superiore a quello della Serie A, ma non sempre i recuperi stile Mkhitaryan sono possibili. Soprattutto quando i giocatori non vengono messi in condizione. Sanchez, così come Lautaro, è una seconda punta che ha bisogno di fisicità al proprio fianco. Invece, spesso, si trovano a dover fare sportellate da soli. E per una squadra che fa della fisicità il suo punto di forza non è di certo il massimo.
Probabilmente sarà stato questo il pensiero di Conte, nel post partita di ieri contro la Juventus. L’ex CT sta un po’ soffrendo la vicenda societaria che lui stesso definisce “strana”, e sicuramente non gli sarà piaciuto non avere Dzeko (in cambio dello stesso Sanchez) per non volere innalzare il monte ingaggi di un paio di milioni. Una cifra che, a questi livelli, è quasi come una goccia nell’oceano. Un sacrificio che avrebbe potuto svoltare la stagione e il futuro. E su questo non ci sentiamo di dargli torto.