Il giornalista Marco Bellinazzo, esperto di economia applicata al calcio, ha analizzato a Radio Nerazzurra le vicende societarie dell’Inter: “Suning è andata sul mercato per coprire esigenze finanziare in parte fisiologiche e in parte patologiche per la situazione pandemica. Da qui a fine anno, il fabbisogno è di circa 150 milioni di euro, ed è del tutto normale per una società che ha oltre 500 milioni di costi e con ricavi ridotti per la pandemia. Se andiamo a guardare il fabbisogno finanziario di Juventus, Barcellona, Real Madrid o altri grandi club è molto più alto di quello dell’Inter. È naturale che su sei mesi, se ti viene meno una fetta di ricavi come i quelli da stadio o la Champions, poi hai una discrepanza tra le entrate e le uscite, che per l’Inter equivale a circa 150 milioni. E per questo Suning si è mosso sul mercato cercando un partner finanziario. Si è poi creata questa opportunità con i fondi come Bc Partners, la cui prima offerta è stata respinta. Qualora arrivasse una proposta soddisfacente, Suning potrebbe anche pensare di cedere tutta l’Inter, nonostante questa opzioni non sia il piano A”.
Di che cifre si parla?: “Muovendoci in un terreno finanziario, la trattativa è complessa. Le cifre non sono quelle che si leggono se immaginiamo un assegno cash da 750 milioni, da 800 o da un miliardo. Il discorso attiene a una parte legata al rifinanziamento dei bond, una parte al fabbisogno finanziario e una parte di equity per l’acquisto delle quote. Nessuno conosce le cifre, se non le parti in causa, ossia Suning e Bc Partners. Il fondo inglese, nelle scorse settimane, ha cercato un’alleanza con altri fondi per creare una sorta di consorzio proprio perché parliamo di un investimento complesso e bisognerà rendere conto a chi mette i soldi considerando i rischi”.
L’Inter, però, ha delle pendenze a cui far fronte: “Per quanto riguarda gli stipendi, ad esempio, il problema in parte è stato risolto con lo scivolamento dei pagamenti a maggio con l’ok della Figc. Poi dovranno essere pagati i salari di tutta la stagione, e questo rientra nel fabbisogno finanziario di cui ho parlato da 150 milioni. Poi entro il 31 marzo, quei club che partecipano alle competizioni Uefa, dovranno saldare tutte le pendenze con il fisco e per quanto riguarda i debiti di calciomercato, chiamiamoli così. L’Inter non è quotata in borsa e quindi non si conoscono i dettagli. Sono debiti che esistono ma, come per Hakimi, le società possono concordare di dilazionare. Quindi, senza debiti scaduti, non ci sono problemi. E consideriamo che questi problemi riguardano tutti i club, non solo l’Inter. Infatti c’è un occhio di riguardo della Uefa per evitare sanzioni e penalizzazioni gravose in un momento così delicato per tutte le società”.
Come mai improvvisamente Zhang non riesce più a badare all’Inter? “Suning ha due problemi: uno fisiologico legato ai propri conti (anche dovuti a investimenti sbagliati), poi c’è la difficoltà di esportare capitali per coprire le perdite di un club di calcio in Italia. Per quanto ligia ai diktat di Pechino, un’azienda come Suning non farà mai fallire l’Inter e, nel caso, alle strette metterà questi capitali che servono. Nessuno è così folle da lasciare andare una società nella quale si è investito mezzo miliardo. A oggi preferisce non metterli un po’ per queste indicazioni arrivate dalla Cina e un po’ perché preferisce non farlo in attesa di trovare soci. Purtroppo l’Inter si è trovata alle prese con la pandemia nel bel mezzo di un progetto di sviluppo importante, quando i costi crescono subito e invece i ricavi arrivano dopo un po’”.
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