Duecento milioni di dollari da immettere subito nelle casse dell’Inter per sopperire alle minori entrate (causa pandemia) e saldare gli stipendi. È la cifra che Suning cerca perché il progetto nerazzurro non salti del tutto a causa anche delle pressioni che arrivano dalla Cina e dalle difficoltà finanziarie del gruppo.
Un miliardo e duecento milioni di obbligazioni in scadenza dopo averne già saldate 1.5 miliardi alla fine dell’anno scorso. Il Financial Times snocciola i conti del gruppo Suning e sono numeri impressionanti. Alle difficoltà dell’azienda si aggiungono i mancati introiti della società di calcio (-102 milioni di euro) provocati dalla pandemia.
Se i contatti con Bc Partners non sono del tutto tramontati sul tavolo restano l’offerta fatta a Suning e la diffidenza nell’accettarla. Il nodo della discordia è sulla valutazione differente e sostanziosa che c’è tra proposta (750 milioni di euro) e domanda (1 miliardo di euro).
L’operazione è saltata? No, quando si ragiona di alta finanza anche le vie più difficili possono diventare improvvisamente percorribili. Ma, a giudicare da quanto indicato dal quotidiano finanziario, Suning ha rivolto lo sguardo verso altre realtà economiche in grado di soddisfare le sue richieste. All’orizzonte anche i fondi Ares e SoftBank (che controlla il private equity Fortress) e Bain Capital, società d’investimenti statunitense con sede a Boston.