Sta dominando il campionato serbo con la sua Stella Rossa e adesso si prepara ad affrontare il Milan (domani a Belgrado) in Europa League.
Dejan Stankovic si racconta alla Gazzetta dello Sport e parla di Inter.
Come arrivate all’andata con il Milan?
“Siamo reduci da due vittorie in trasferta, su dei campacci e con una temperatura rigidissima. Comunque direi che siamo in forma: i ritiri a Cipro e in Turchia sono serviti per staccare e ricaricarci per la seconda parte di stagione”.
I pericoli da temere?
“Il loro modo diretto di giocare e certe individualità: penso a Leao, Rebic, Castillejo, Zlatan, Calhanoglu, Kessié che è una macchina da guerra, ma soprattutto a Theo, decisivo quanto per noi Maicon nella stagione del Triplete. Da dietro spacca e decide le partite”.
Quasi 11 ne sono passati dall’ultimo scudetto dell’Inter.
“Ora è padrona del proprio destino, l’assenza delle coppe è un vantaggio. Mi auguro che la Stella Rossa possa consegnarle un Milan stanco”.
Cosa pensa di Conte?
“Ci siamo affrontati varie volte da calciatori, abbiamo parlato spesso: è uno tosto, sempre sul pezzo, che non lascia nulla al caso. Mi piace”.
Eriksen ultimamente sta ingranando.
“Finora ha avuto poco spazio per esprimersi, ma è un giocatore vero: può fare la differenza, ha due piedi meravigliosi”.
A Milano gli Stankovic non mancano.
“Sono contento per Filip, che si allena con la Prima Squadra accanto ad Handanovic, il suo idolo. Sta avendo un bel percorso, impara ogni giorno. E c’è anche Aleksandar, di 15 anni. Prima di tutto, devono continuare a essere delle brave persone. Nel calcio, lo sappiamo: serve l’impegno, i regali non esistono”.
Un sogno da realizzare.
“Sono un bambino della Stella Rossa, allenarla è un privilegio e un onore. Ora sono qui, darò tutto me stesso fino alla fine. E non faccio previsioni, poi certo: tornare un domani alla Lazio o all’Inter rappresenterebbe la chiusura di un meraviglioso cerchio”.
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