“Il derby l’ha vinto l’Inter tutta insieme. Il secondo gol spiega bene il concetto. L’azione sgorga dai guanti di Handanovic come il Po dal Monviso (chi odia la costruzione bassa si rassegni), sale di tocco in tocco, Hakimi strappa potente, Eriksen serve in verticale Perisic che manda in gol il Toro”.
E’ l’analisi di Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport.
“Non più terzini in fascia che crossano dalla trequarti, ma talenti offensivi (Hakimi, Perisic); non più solo interni incursori, ma anche uno di costruzione (Eriksen). E così Lukaku continua a fare male negli spazi aperti, ma ora c’è un’alternativa: l’azione manovrata di grande qualità che riesce a rifornire con più facilità le punte. La chiameremo «svolta Lazio». Conte poteva arrivarci prima? Forse sì. Ma nessuno conosce i tempi del raccolto meglio del padrone dell’orto. E poi Conte, da sempre misticamente legato alla sofferenza dei suoi galoppatori di fascia e ai mediani da battaglia, ha faticato ad addolcire il dogma del 3-5-2 e a rivestirlo di cachemire. Ha dovuto lavorare per renderlo sostenibile, ma ora ha in mano un’altra squadra. Da scudetto. L’Inter ha segnato 57 gol in 23 partite. Meglio ha fatto solo nel ‘49-50 e nel ‘50-51. Ha il capocannoniere del torneo e la miglior coppia-gol, ma anche un portiere che, pur in una stagione sofferta, è tornato a fare miracoli. Ieri Handanovic ne ha fatti 3 in due minuti (2 su Ibra, uno su Tonali) a inizio ripresa, sull’1-0, nel momento chiave. La difesa ha messo in fila 3 clean sheet in trasferta come non accadeva dall’ottobre 2012”.
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