Il giornalista e scrittore di fede nerazzurra Leo Turrini scrive così del momento dell’Inter su Il Resto del Carlino.
“In effetti, era dai tempi della squadra di Mou che la Beneamata non manifestava una tale supremazia sulla concorrenza. Roba di undici anni fa! Venne poi la grande crisi finanziaria. Tutte le alternative alla Juve (il Milan di Berlusconi, la Roma di Sensi, la stessa Inter di Moratti) furono ridimensionate dal tracollo globale. Le intuizioni geniali di Sergio Marchionne (leggi operazione Fiat-Chrysler) garantivano agli azionisti della Vecchia Signora l’opportunità, legittima, di investire sul pallone. Cosa che invece i rivali da scudetto non potevano più fare. Mi rendo conto, per carità!, che spiegare cose del genere non è semplice, soprattutto in una logica da Bar Sport.
Ma esattamente così stanno le cose. Nel momento in cui l’Inter ha avuto le risorse per permettersi Conte in panchina e gente come Lukaku e Hakimi in campo, beh, banalmente la musica è cambiata. Con un paradosso finale: dopo i tre gol al Genoa, la squadra più in forma del campionato, Eriksen e compagni sono davvero i favoriti per il titolo. In bizzarra contemporanea con le conclamate difficoltà economiche della proprietà cinese. Così stanno le cose, a saperle interpretare senza fette di prosciutto sugli occhi. Dopo di che, si torna alla logica da Bar Sport. L’Inter sarà mentalmente in grado di reggere una pressione cui, quasi dai tempi dei dischi in vinile!, non è più abituata?
Le verrà il braccino, come dicono i tennisti a proposito del giocatore che si impappina sul più bello? Siamo uomini o caporali? Avrebbe chiosato Totò. Io, da interista, una risposta non ce l’ho. Consiglio ai miei colleghi di fede l’acquisto di cornetti, ferri di cavallo e bla bla bla. La strada è ancora lunga. Sempre per stare al vinile, Bob Dylan scrisse e cantò “The times they are a changin”, le cose stanno cambiando. Dubito che Antonio Conte sia un fan di Dylan, ma adesso, più che mai, tocca a lui”.